Nuove radure sul Poncione di Arzo per la biodiversità
In Ticino con l’abbandono dell’agricoltura tradizionale ed il conseguente avanzamento del bosco gli habitat per numerose specie animali e vegetali legate agli spazi aperti sono diminuiti drasticamente. Questo fenomeno non ha risparmiato le pendici del Poncione di Arzo, caratterizzate in passato da ampie superfici con pascoli e prati ed oggi fagocitate dal ritorno del bosco.
Nel 2012, la Società Cacciatori del Mendrisiotto (SCM) ha elaborato un progetto comprensoriale per tutta l’area del Poncione di Arzo, territorio dove la SCM è attiva da un ventennio. La volontà era quella di coordinare al meglio gli sforzi profusi durante le attività di volontariato, con l'appoggio delllo studio Oikos 2000 - Consulenza e ingegneria ambientale Sagl di Monte Carasso.
Lo studio, realizzato con la collaborazione dell’Ufficio forestale del VI circondario e sostenuto finanziariamente dalla Sezione dello sviluppo territoriale, ha avuto come obiettivo principale la salvaguardia della biodiversità. Sono stati individuati i settori prioritari e sono stati pianificati nel tempo gli interventi finalizzati alla valorizzazione ed al recupero di habitat per la conservazione di specie faunistiche prioritarie, come la lepre comune e la beccaccia.
Il progetto non si è limitato a proporre interventi mirati al solo interesse venatorio, ma attraverso lavori semplici come il recupero di radure, la riconversione di superfici originariamente semiaperte, la creazione di boschi luminosi e la valorizzazione delle fasce di transizione tra i boschi e gli spazi aperti, intende favorire al contempo altre specie animali e vegetali con esigenze ecologiche analoghe. È il caso del gladiolo piemontese (Gladiolus imbricatus), un’appariscente fiore fortemente minacciato e presente in Svizzera solamente in poche zone del Sottoceneri, tra cui il Poncione d’Arzo. Questa specie, legata ad una gestione tradizionale del territorio, soffre particolarmente l’agricoltura intensiva, l’incespugliamento e la concorrenza di altre specie come la felce aquilina.
La fase operativa del progetto è entrata nel vivo già in primavera del 2015 nel settore prioritario di Bagno, dove, finanziati dall’Ufficio Natura e Paesaggio, sono stati recuperati quasi 6'000 mq di superficie prativa con la presenza di una delle maggiori popolazioni di gladiolo.
All'inizio di dicembre 2016 è iniziata la seconda fase, con l’avvio degli interventi nel comparto di Scargnora all’interno del quale si trova anche un prato secco di importanza cantonale nel quale è stata riscontrata la presenza di gladiolo.
I lavori, programmati su un periodo di tre anni, prevedevano oltre al recupero di una vasta radura, il contenimento dei rovi e degli arbusti, la strutturazione dei margini boschivi e il taglio di alcuni alberi.
Questo intervento rientra nelle misure atte a gestire meglio le popolazioni di ungulati, in particolare cervi e cinghiali, e a contenere i danni provocati all’agricoltura e al bosco, fornendo loro la possibilità di un habitat alternativo.
Questo progetto di ampio respiro, esula e va oltre gli abituali interventi puntuali di recupero degli habitat che le Società di caccia includono nelle proprie attività già da decenni. Quello della SCM è un proponimento accolto favorevolmente anche dalla Federazione cacciatori ticinesi (FCTI) che si augura possa fungere da classica locomotiva trainante anche per altre associazioni venatorie. Il nostro territorio ha assolutamente bisogno di questi progetti per garantire e assicurare anche in futuro la tutela della biodiversità e la conservazione della fauna selvatica.