I nomi del Cervo volante nelle varie località della Svizzera italiana
Molti nomi in dialetto fanno riferimento alla caratteristica più evidente di questo coleottero, vale a dire alle enormi mandibole del maschio, viste come delle corna, spesso come quelle di un cervo. Il nome genericamente diffuso in tutta la Svizzera italiana è cornabò. In alcune località si hanno delle pronunce particolari: carnabò (Montecarasso), chernabò (Carasso, Lumino, Mergoscia), chernabòo (Roveredo Grigioni), cörnabò (Giornico, Osco, Intragna), cornabobò (Biasca), cornabòo (Calpiogna, Brissago, Cimo, Lamone, Soazza), cornaböö (Torricella-Taverne, Stabio), cornebò (Breno), cornobò (Sementina), cornubobò (Chiasso), curnabò (Brione Verz.), scornabò (Rovio).
Qualche altro nome curioso:
Nel Mendrisiotto si usa anche il nome cornucabriöö .
La parola compare precisamente con queste pronunce: cornucabriöö (Tremona, Mendrisio, Balerna), cornacabriöö (Ligornetto),cornucapriöö (Besazio),
cornucavariöö (Stabio). …oppure si usa dire anche anche tridapaia.
A Tremona e Stabio esiste anche il nome cabriöö. Si tratta di una forma particolare della parola cavriöö che in genere indica il 'capriolo' o il 'cirro, viticcio'. Il Cervo volante è inoltre anche conosciuto con il nome di cornucabriacch. Còrnu è il nome che si usa a Mendrisio e Castel S. Pietro, e che tradotto letteralmente significa 'corno'.
Diavol (alla lettera 'diavolo') è il nome usato a Lugano.
A Caslano si usa dire carliacch, mentre scibèga è localizzata in generale nel Malcantone.Ghèga è tipico della valle Capriasca, e gheghe è usato a Pura.
Nel Sopraceneri i nomi sono piuttosto diversi e riferiti a vari animali:
A Linescio si usa la parola curnasgia, che è una pronuncia particolare di cornagia che in genere indica la 'cornacchia'. A Palagnedra il Cervo volante si chiama bau di cörn (letteralmente 'insetto con le corna'), mentre a Moghegno babáu di chiörn, ovvero 'babáu dalle corna'. A Menzonio scrasg dai chiörn (alla lettera 'scarafaggio dalle corna'). A Osco lo si indica con il nome scorpión, ossia 'scorpione'. A Lodrino invece cicala, e a Verscio e Cavigliano scighiada. Questi due termini in genere si riferiscono alla 'cicala'. Anche a Camorino la parola ricorda la cicala: scegada. E infine a Losone e Minusio si dice tira tira.
A Castasegna, in valle Bregaglia filamura di córn (filamura può indicare 'scarafaggio, maggiolino, coleottero').
A Losone, quando si vedeva il coleottero, veniva recitata una filastrocca: tira tira végn in bass, che da sóra i tira sass, che da sóta i fa la guèra, tira tira végn in tèra, che significa: cervo volante vieni giù, perché sopra gettano i sassi, perché sotto fanno la guerra, cervo volante vieni a terra (raccolta dalla maestra Miranda De Giorgi, pubblicata in E. Bianda, Losone, che tempi!, Claro, Ed. 'Il nido', 1993, p. 37). E che nella versione della valle Capriasca suona così: ghèga ghèga végn a bass, che da sóra i tira i sass, che da sótt i gh'è ra guèra, ghèga ghèga végn a tèra,
Un tempo esistevano pure alcune credenze sul cervo volante: A Bossico, un comune in provincia di Bergamo, i ragazzi che cercavano una fidanzata tenevano un cervo volante fra i due palmi delle mani, scuotevano, recitavano una filastrocca, e poi riaprivano le mani: la direzione delle corna del coleottero indicava la casa della ragazza che sarebbe diventata la loro fidanzata. Sempre nel Bergamasco è anche attestata l'usanza di portare appesa al collo la testa del cervo volante per proteggersi dalle malattie e dagli spiriti maligni (da A. Garobbio, Alpi e prealpi: mito e realtà, Bologna, Ed. 'Alfa', 1967-1980, vol. 1.140-144).
In Francia, nella regione di Châteaudun, c'era la credenza che chi portava la testa di un cervo volante in tasca tutto l'anno avrebbe sempre avuto del denaro. Nel dipartimento di Loiret si diceva che portare una testa di cervo volante in tasca faceva vincere alla lotteria (da E. Rolland, Faune populaire de la France, Paris, Éd. G.-P. Maisonneuve et Larose, 1877-1911, vol. 3.327-328).
A Tollegno, nel Biellese, le mandibole del cervo volante erano considerate dei portafortuna (da A. Sella, Bestiario popolare biellese, Ed. dell'Orso, Alessandria, 1994, p. 186). In Germania si pensava invece che se un cervo volante veniva portato in una casa, esso avrebbe attirato un fulmine (da E. Rolland, Faune populaire de la France, Paris, Éd. G.-P. Maisonneuve et Larose, 1877-1911, vol. 3.327-328). Tratto da: centro di dialettologia e di etnografia, Bellinzona