Specie esotiche invasive: sono sempre più numerose
14. giugno 2018
Le insidie della globalizzazione
Una cosa va detta fin da subito: molte specie esotiche non sono assolutamente problematiche. Senza patate e pomodori ad esempio i nostri pasti sarebbero notevolmente più poveri e senza tante altre colture i nostri giardini sarebbero molto meno colorati rispetto a oggi. Tuttavia, poiché al giorno d’oggi ci si sposta molto più facilmente e sono aumentate le possibilità di commercio a livello globale, aumentano di continuo anche i problemi legati a piante o animali introdotti intenzionalmente o involontariamente che si diffondono nel nostro Paese provocando numerosi danni. Per usare un termine tecnico, si parla di «specie esotiche invasive».
Talvolta è possibile che si verifichino anche importazioni consapevoli: ad esempio il Poligono del Giappone (Reynoutria japonica) o la Buddleia (Buddleja davidii) erano inizialmente importate come piante ornamentali per i nostri giardini. Oggi tali piante sono ampiamente diffuse e provocano danni all’ambiente. Vengono quindi considerate specie esotiche invasive (o nel gergo tecnico «neofite invasive») e combattute con grande impiego di risorse. Anche gli animali possono diventare una vera e propria piaga come ad esempio la coccinella arlecchino (Harmonia axyridis): introdotta nelle serre dei Paesi confinanti per la lotta contro gli afidi nelle coltivazioni biologiche si è ora diffusa anche in Svizzera e minaccia le coccinelle indigene.
Problematiche per la biodiversità, la salute e le infrastrutture
Nel 2006, la Confederazione ha stilato un elenco contenente oltre 800 specie esotiche conosciute e 107 specie problematiche. Oggi tali specie potrebbero essere molto più numerose. Le specie esotiche invasive hanno effetti negativi sull’ambiente, sulla biodiversità e anche sull’uomo.
Qui trovate l'articolo originale dell'UFAM.