Situazione seria per la biodiversità

03. ottobre 2017

Uno studio pubblicato dall’Ufficio federale dell’ambiente mostra che molti habitat e molte specie sono minacciate

Azione - La nostra biodiversità non sta bene. È l’Ufficio federale dell’ambiente UFAM che lo afferma con chiarezza nel suo rapporto pubblicato lo scorso mese di luglio: Biodiversità in Svizzera: stato ed evoluzione – Risultati del sistema di monitoraggio della biodiversità, stato 2016.

 

Nel 2012 il Consiglio federale esponeva la «Strategia biodiversità svizzera» e, nella presentazione, la Consigliera federale Doris Leuthard, nostra ministra dell’ambiente, affermava fra l’altro che «l’attuazione della Strategia è un imperativo della ragionevolezza economica». In una recente presa di posizione, tre grandi Ong ambientaliste, WWF Svizzera, Pro Natura e BirdLife Svizzera si chiedono se la Confederazione riuscirà ad attuare come previsto entro il 2020 gli obiettivi contenuti nella Strategia.

 

Alla loro preoccupazione s’aggiunge ora il rapporto dell’UFAM che mette il dito sulla piaga: quasi la metà degli habitat presi in esame e più di un terzo delle specie animali e vegetali sono minacciate. La situazione è seria perché, citando ancora Leuthard: «la biodiversità garantisce la nostra sopravvivenza e ha un’enorme importanza economica». Preoccupante è pure il fatto che, secondo un’indagine svolta nel 2013, la popolazione svizzera valuti lo stato della biodiversità con eccessivo ottimismo. Il che è abbastanza comprensibile perché il degrado procede in modo subdolo e, almeno per ora, non si rivela a uno sguardo affrettato e superficiale. Si comprende perciò la grande importanza di un sistematico e continuo monitoraggio della biodiversità grazie al quale ottenere dati precisi e oggettivi che permettano di rendersi conto della reale situazione e di prendere adeguati provvedimenti.

 

Il rapporto dell’UFAM va proprio in questa direzione: i dati rilevati ed esposti si discostano parecchio dalla percezione comune. Sono frutto di indagini ambientali, ricerca scientifica e di ben quattro programmi nazionali di monitoraggio della biodiversità. Prima di sfogliare il rapporto, val la pena ricordare almeno qualche esempio degli irrinunciabili benefici che ci vengono da una ricca biodiversità, i cosiddetti servizi ecosistemici: cibo, aria e acqua pura, regolazione del clima, protezione contro alluvioni e frane, paesaggio variato e ben strutturato, benessere. Ma la biodiversità non deve servire solo a noi. Essa va mantenuta anche per le future generazioni e, inoltre, possiede un suo valore intrinseco, indipendente da ogni visione utilitaristica, sancito del resto anche dalla nostra Costituzione federale.

 

La biodiversità non è soltanto la quantità e la varietà di specie di animali, piante, funghi e altri organismi che vivono in un territorio. Ad essa concorre anche la diversità genetica fra i singoli, come animali e piante sia selvatici che di allevamento. Inoltre, biodiversità vuol anche dire varietà di habitat. E proprio di queste tre componenti, habitat, specie, geni, il rapporto ci aggiorna sullo stato attuale, presentando alla fine una serie di misure volte a proteggere e promuovere la nostra biodiversità. Non avremo il mare ma la Svizzera, con la sua movimentata topografia, è ricchissima di habitat: la ricerca ne ha identificati ben 235, dalle morene glaciali con vegetazione pioniera alle torbiere alte, ai prati aridi, ognuno caratterizzato dalla presenza di tipiche specie, a volte uniche. Purtroppo, la biodiversità svizzera è minacciata dalla perdita di questi habitat e dal degrado della loro qualità. Alcuni habitat spariscono del tutto, di altri non restano che ridotte superfici.

Le minacce hanno molte cause: immissioni di azoto dall’agricoltura, dal traffico, abbandono dell’utilizzo, sfruttamento intensivo del territorio, di suolo e corsi d’acqua, frammentazione del paesaggio, cambiamenti climatici, specie esotiche invasive. Ogni secondo 0,69 metri quadrati di suolo sono impermeabilizzati o trasformati in superfici erbose povere di specie. Lo sfruttamento agricolo intensivo rischia di eliminare piccole strutture in grado di offrire habitat alternativi a molte specie di animali, piante e organismi del suolo. Anche i prati secchi ricchi di specie sono in diminuzione. La superconcimazione dei prati, insieme alle immissioni atmosferiche di azoto da trasporti, industria, economie domestiche, favorisce specie comuni a scapito di molte altre e la vegetazione diventa sempre più monotona. A ciò s’aggiungono prodotti fitosanitari, insetticidi, vari pesticidi che vanno poi ad inquinare anche laghi e corsi d’acqua.

 

Notizie rallegranti, anche se non è il caso di abbassare la guardia, provengono dai nostri boschi che, grazie a una gestione naturalistica, possono vantare una qualità ecologica abbastanza buona. Il numero di specie di piante e muschi forestali è rimasto invariato, è aumentato quello di gasteropodi e di uccelli forestali ed è in crescita il volume di legno morto, importante per molte specie di funghi, coleotteri e uccelli. Se sulle foreste brilla un raggio di sole, altrettanto non si può dire per acque e zone umide, ricchissime di habitat in cui vive gran parte della nostra fauna e flora. Due terzi di questi habitat sono in pericolo e la metà delle specie minacciate di estinzione o estinte è legato alle acque, alle sponde e alle zone umide. Fiumi e torrenti sono stati costretti dentro argini, se non prosciugati o intubati. Molte sponde e rive di laghi e fiumi non sono più naturali, i microinquinanti – farmaci, prodotti fitosanitari e altro – pregiudicano la qualità delle acque che oltretutto si stanno scaldando: la temperatura del Reno all’altezza di Basilea è aumentata di oltre due gradi rispetto agli anni Sessanta.

 

Nelle Alpi, con numerosi habitat e molte specie anche uniche, innevamento artificiale, livellamenti di piste da sci, sfruttamento agricolo più intensivo, avanzata del bosco e cambiamenti climatici mettono in crisi la biodiversità. Impermeabilizzazione del suolo, frammentazione degli habitat, inquinamento di aria e acqua, rumore, illuminazione artificiale esagerata fanno pressione sulla biodiversità dei centri urbani che, d’altro canto, possono offrire, se gestiti con sensibilità, preziosi habitat sostitutivi a non pochi animali e piante. Per quanto riguarda la varietà di specie, dal rapporto non giungono buone notizie. In Svizzera sono state identificate finora 46’000 specie di animali, piante, funghi e licheni e si stima che ce ne siano almeno 20’000 altre ancora da scoprire, senza contare i microorganismi. Delle specie analizzate nel rapporto, il 36 per cento è minacciato e il 10 per cento è potenzialmente in pericolo. Inoltre, specie già frequenti si stanno diffondendo sempre di più. 

 

Sulla diversità genetica, la terza componente della biodiversità che garantisce l’adattamento di una specie alle mutate condizioni ambientali, non esiste un monitoraggio specifico ma, dai dati delle «Liste rosse» e da altri fattori come la frammentazione degli habitat, si può ragionevolmente affermare che la varietà genetica stia subendo un generale regresso. Di fronte a tutto ciò, la Confederazione non resta inattiva e l’UFAM propone una nutrita serie di misure. Ma, come conclude il rapporto, «l’obiettivo di preservare la biodiversità a lungo termine può essere raggiunto solo unendo le forze di tutti gli attori coinvolti, un compito che coinvolge l’intera società e tutte le generazioni». 

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