Ritirata in altitudine

25. agosto 2016

Numerosi sono gli uccelli di montagna a essere scacciati dalle basse altitudini e a non poter più vivere che ad altitudini superiori. Spostamenti forzati sono legati al riscaldamento climatico e allo sfruttamento intensivo dei loro habitat. Quanto tempo ancora le specie potranno reagire a questi cambiamenti? E a quale velocità? L’incertezza regna. La Stazione ornitologica di Sempach consacra a questa problematica il suo nuovo rapporto sullo stato dell’avifauna svizzera.

Sempach. – La distribuzione degli uccelli è sottoposta a cambiamenti costanti. Oltre ai fattori naturali, essa è sempre più influenzata dalle attività umane. Per un buon numero di specie, è soprattutto la rapidità attuale di questi cambiamenti che pone un problema. Nelle zone di montagna in particolare, le modifiche dell’habitat e il riscaldamento climatico possono condurre gli uccelli ad abbandonare le altitudini inferiori.

I dati a lungo termine dei progetti di sorveglianza dell’avifauna della Stazione ornitologica svizzera di Sempach rendono visibili questi cambiamenti. L’immagine che si ha dal 1999 in base agli indici calcolati per le diverse specie grazie a decine di migliaia di osservazioni fornite dai collaboratori benevoli è chiara: sotto i 1500 m, gli effettivi delle specie tipiche di montagna come il fagiano di monte, il culbianco o la nocciolaia diminuiscono. Al di sopra di questa altitudine, restano stabili o aumentano.

Lo spioncello mostra delle popolazioni stabili alle alte quote dall’inizio del millennio, ma viceversa ha perso circa un terzo del suo effettivo nidificante alle medie altitudini. Questo ritiro dalle zone più basse dovrebbe essere legato allo sfruttamento dei pascoli. Un utilizzo intensivo delle praterie e dei pascoli rende difficile l’allevamento dei giovani spioncelli in un nido al suolo. Viceversa, l’aumento della temperatura può anticipare lo scioglimento della neve sui siti di nidificazione d’altitudine in primavera. Pertanto, più gli uccelli si spostano in altitudine, più grande è il pericolo che essi cadano in una trappola: le nevicate come quelle di inizio luglio 2016 provocano gravi perdite di covate.

L’allodola mostra un’evoluzione simile: i suoi effettivi sull’Altipiano sono diminuiti del 40% dal 1999 mentre le popolazioni al di sopra dei 1500 m restano stabili sul lungo termine. La specie, «potenzialmente minacciata» sulla Lista rossa, soffre tra gli altri anche degli sfalci sempre più precoci e frequenti. 

Per maggiori informazioni vogelwarte.ch.

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