Ordinanza sui siti inquinati: una storia di successo in diversi capitoli
04. settembre 2018
I rifiuti come specchio delle abitudini di vita
Ossa, cocci di vasi di terracotta, stracci di lana, lino o canapa: per gli archeologi e gli storici i depositi di rifiuti del Medioevo o di epoche ancora più remote rappresentano una ricca fonte d’informazione sulle abitudini di vita dei nostri antenati. Per secoli negli insediamenti si sono prodotti principalmente rifiuti organici. Fino agli anni Cinquanta in Svizzera i rifiuti domestici erano costituiti per più della metà da scarti umidi, seguiti da carta, cartone, cenere e scorie.
La situazione cambiò con il miracolo economico del dopoguerra, quando la lavorazione e il consumo di plastiche, metalli e altri materiali sintetici hanno iniziato a crescere costantemente. Nei siti industriali e produttivi e nelle discariche, presenti praticamente in ogni località, erano accumulate o finivano nell’ambiente sostanze sempre più problematiche: batterie, solventi, refrigeranti e anche residui di carburanti. Con il tempo anche gli impianti di tiro sono diventati un problema a causa della tossicità del piombo contenuto nelle munizioni. Le discariche venivano chiuse e abbandonate a loro stesse.
Nel frattempo sono state ricoperte da boschi o utilizzate come superfici agricole. Molti siti aziendali hanno cessato l’attività produttiva e sono diventati zone residenziali o aree dismesse. La gestione sconsiderata di tutti i tipi di rifiuti, protrattasi per molto tempo, ha fatto sì che anche i luoghi dall’aspetto idilliaco spesso nascondessero sgradite sorprese. Soltanto nel corso di misurazioni successive è stato possibile stabilire che il suolo, le falde freatiche o i corsi d’acqua adiacenti erano inquinati da sostanze in parte tossiche o cancerogene.
Prendersi la responsabilità per i peccati del passato
Nel 1995 la legge sulla protezione dell’ambiente (LPAmb) è stata integrata da diversi articoli relativi ai siti inquinati. Su questa base, nell’agosto del 1998 il Consiglio federale ha emanato l’ordinanza sul risanamento dei siti inquinati (OSiti)
Da allora l’ordinanza è stata aggiornata a più riprese. Per quanto riguarda il concetto fondamentale della gestione dei «peccati del passato» nulla è tuttavia cambiato: il primo passo consistette nel redigere un catasto dei siti inquinati. Se un sito è stato inquinato da sostanze pericolose con potenziali conseguenze dannose, si svolge un’indagine storica e tecnica per determinare il tipo di inquinanti e la loro pericolosità.
La decisione relativa al risanamento dipende anche dalla concentrazione di determinate sostanze nelle acque sotterranee e superficiali, nel suolo e nell’aria. L’OSiti stabilisce i valori massimi di queste sostanze. Se le misurazioni confermano che le persone e l’ambiente sono minacciati, viene eseguita un’indagine dettagliata e si definiscono gli interventi e il calendario per il risanamento del sito contaminato.
Questa procedura in più tappe per gestire i siti inquinati consente alle autorità di stabilire delle priorità e di risanare per primi i siti che costituiscono la minaccia maggiore.
Equilibrio nella valutazione dei rischi
L’OSiti non ha lo scopo di risanare tutti i siti inquinati. Devono essere risanati solo i siti contaminati, ossia i siti che rappresentano un pericolo. Il fattore determinante per decidere se un sito deve essere risanato non è l’inquinamento in sé bensì il danno che potrebbe arrecare alle persone e all’ambiente. I requisiti sono elevati. Se un sito inquinato viene utilizzato a fini agricoli, occorre garantire che la popolazione possa consumare tranquillamente i prodotti alimentari coltivati su quei terreni.
Lo stesso dicasi per i corsi d’acqua, i laghi e le acque di falda: il sito inquinato non deve compromettere la qualità dell’acqua potabile. Anche i bambini, per esempio, devono poter giocare su campi da gioco e giardini risanati senza correre pericoli. E chi abita in un edificio costruito su un ex sito inquinato, non deve respirare gli effluvi gassosi provenienti dal sottosuolo o vedere compromessa la propria salute
Per evitare di trascurare gli inquinanti presenti nel sottosuolo, per esempio nel caso di un futuro progetto di costruzione su una particella inquinata, tutti i siti inquinati sono censiti nel catasto.
Esecuzione da parte dei Cantoni, sostegno da parte della Confederazione
L’attuazione dell’OSiti spetta ai Cantoni. La Confederazione li affianca fornendo una serie di aiuti all’esecuzione, che illustrano per esempio le diverse possibilità di risanamento e contengono elenchi di criteri per determinare la procedura migliore. La Confederazione sostiene i Cantoni anche finanziariamente. L’eliminazione dei siti inquinati si basa sul principio di causalità, pertanto chi ha causato il danno deve sostenere i costi del risanamento. Spesso però non è più possibile individuare i responsabili e i costi dei lavori di risanamento devono essere sostenuti dal settore pubblico. In questi casi e per le discariche di rifiuti urbani la Confederazione partecipa con un importo massimo del 40 per cento dei costi che deve sostenere il Cantone, ricorrendo al cosiddetto fondo OTaRSi previsto dall’ordinanza sulla tassa per il risanamento dei siti contaminati.
In questo fondo confluiscono i proventi della tassa sul deposito di rifiuti in discarica. Finora, fra il 2002 e il 2017, ai Cantoni sono stati versati 353 milioni di franchi provenienti dal fondo OTaRSI come contributi per l’indagine, la sorveglianza e il risanamento di siti inquinati. Altri 80 milioni di franchi sono già stati garantiti.
Sulla buona strada
L’intera gestione dei siti inquinati (ovvero indagine, sorveglianza e risanamento) è a buon punto in Svizzera ed è valutabile positivamente anche nel confronto internazionale. Negli ultimi 20 anni, 26 Cantoni, l’Ufficio federale dei trasporti (UFT), l’Ufficio federale dell’aviazione civile (UFAC) e il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) hanno realizzato e pubblicato in Internet i catasti dei loro siti inquinanti.
Catasti cantonali e federali online
Dei circa 38 000 siti censiti circa 4000 devono essere risanati. Circa un quarto di questi siti contaminati, fra cui i casi più problematici, è già stato risanato
Per la maggior parte dei circa mille siti inquinati è stato asportato ed eliminato il sottosuolo; in circa 200 siti è stato impiegato un procedimento che non ha richiesto l’asportazione dei rifiuti ma il trattamento delle sostanze inquinanti direttamente sul posto.
Grandi risamaneti dei siti inquinati: sette progetti di grande portata
Evitare la formazione di siti inquinati
Se vogliamo consegnare il pianeta alle future generazioni in buone condizioni, abbiamo il dovere di non lasciare «eredità» inquinanti o addirittura pericolose. Per svolgere le indagini e risanare tutti i siti inquinati, si stima che saranno necessari 5 miliardi di franchi fino alla conclusione dei lavori
È facile lamentarsi della gestione sconsiderata dei rifiuti in passato. Molto più difficile invece è individuare tempestivamente anche nel presente quali delle sostanze oggi in circolazione potranno causare problemi in futuro. Inoltre, le leggi svizzere più severe non devono causare il trasferimento delle produzioni inquinanti all’estero. Dobbiamo invece preoccuparci di produrre e trattare i nostri beni in modo che non mettano in pericolo l’ambiente e che al termine del loro ciclo di vita tornino a essere materia prima per nuovi prodotti.