Non ci resta che sperare nell’era glaciale?
03. settembre 2019
Innanzi tutto, chi ha seguito e letto i rapporti dell’IPCC dalla sua costituzione a oggi, sa benissimo quanta cautela ha sempre mosso questo gruppo di esperti che basa le sue conclusioni su migliaia di studi scientifici. Contrariamente a quanto vuol far crede Ronza, affermazioni come «l’idea che il riscaldamento globale sia opera esclusiva dell’uomo» non appartengono di certo all’IPCC che nel 2014 ancora affermava «è altamente probabile che più del 50% dell’aumento della temperatura sia causato dall’uomo». È vero, dal 2014 in poi la responsabilità dell’uomo non ha fatto che crescere, ma non per una deriva ideologica dell’IPCC, bensì per l’accresciuta evidenza scientifica e l’aumento vertiginoso dei gas serra immessi nell’atmosfera dall’uomo. Se 92 scienziati vi sembrano molti, personalmente preferisco ascoltare i 15'000 che hanno sottoscritto l’appello per salvare l’umanità.
La principale tesi sposata dai 92 scienziati è quella che i cambiamenti climatici sono sempre esistiti e che le prove prodotte dall’IPCC sulle responsabilità dell’uomo sono tutt’altro che solide. In realtà, le prove portate dall’IPCC sono molto chiare e scientificamente fondate. Inoltre, l’esistenza di altri fattori non antropici che generano la variabilità del clima sono sempre stati adeguatamente considerati. La realtà rimane però una sola: nessuno dei fattori indagati - salvo uno - può spiegare un tale e repentino aumento delle temperature (che contraddistingue l’attuale crisi climatica da tutti i cambiamenti del passato) e questo fattore è l’immissione nell’atmosfera di gas serra da parte dell’uomo. Senza scomodare Galileo, come fa Ronza, anche nella scienza moderna è indubbio che per modificare una teoria scientifica bisogna portarne una alternativa ancora più solida e capace di spiegare meglio il fenomeno. Ed è su questo punto che gli scienziati che negano l’influenza dell’uomo falliscono: non portano evidenze scientifiche alternative in grado di spiegare l’attuale crisi.
Un altro aspetto che mi lascia perplesso dell’atteggiamento di questi scienziati è la non considerazione degli altri effetti legati all’uso indiscriminato delle energie fossili:
· l’inquinamento dell’aria e gli enormi costi sanitari ed economici scientificamente dimostrati;
· la progressiva acidificazione degli oceani causata dallo scioglimento del CO2 presente nell’atmosfera con effetti devastanti sugli abitanti dei mari, ben peggiori delle microplastiche.
Siccome nessuno di questi scienziati mette in dubbio l’elevata presenza di CO2 nell’atmosfera, ma solo l’effetto serra che quest’ultima è in grado di generare, mi stupisce che gli effetti nefasti sulla salute dell’uomo e sulla vita negli oceani non vengano minimamente presi in considerazione. Già questo ha ben poco di scientifico. I costi socio-economici che tanto preoccupano i 92 scienziati in caso di abbandono delle energie fossili, dovrebbero essere relativizzati alla luce dei costi generati dall’inquinamento dell’aria e della perdita di importanti fonti proteiche dagli oceani. Ma sempre di più, i costi legati all’aumento delle temperature diventeranno la vera minaccia per l’economia mondiale.
Discutere si può sempre, ma ora è più che mai urgente agire! Altrimenti non ci resta che sperare nell’ipotesi di un salvataggio da parte del sole e dell’arrivo di una mini era glaciale tra un decennio circa. Per la specie Homo sapiens sapiens sarebbe uno smacco non indifferente…