Legge sul CO₂: il Consiglio federale prende in giro la popolazione
05. dicembre 2017
WWF Svizzera - Per limitare il surriscaldamento del clima le emissioni di gas a effetto serra dovranno essere ridotte a zero in tutti i paesi del mondo. Basta però un’occhiata all’articolo 1 per confermare il timore che il Consiglio federale non si attenga a quanto deciso a Parigi. Mentre allora si era fissato l’obiettivo di limitare il riscaldamento climatico chiaramente ben al di sotto dei 2 gradi centigradi e di puntare a un incremento massimo di 1,5 gradi, il governo indebolisce la formulazione a meno di 2 gradi.
«A Parigi l’obiettivo è stato rivisto perché il rischio per gli ecosistemi e la popolazione aumenta fortemente con ogni decimo di grado in più», osserva Georg Klingler di Greenpeace Svizzera. Un’altra prova lampante che il Consiglio federale non intenda attuare l’Accordo di Parigi risiede nel fatto che la proposta di legge non includa alcuna misura di regolamentazione della piazza finanziaria.
Con la sua proposta orientata allo status quo il Consiglio federale ignora le raccomandazioni scientifiche e assume pericolosi rischi per la Svizzera. Per evitare questo già nel 2015 l’Alleanza Clima aveva inoltrato una petizione con oltre 107'000 firme. Le principali richieste sono più urgenti che mai e il Consiglio federale deve ambire a una politica climatica equa e ambiziosa:
- La Svizzera deve ridurre le sue emissioni di gas a effetto serra del 60% entro il 2030 (rispetto al 1990)
- La Svizzera deve sostenere in modo adeguato i paesi in via di sviluppo nella lotta contro il surriscaldamento climatico e le sue conseguenze disastrose.
Con la storica sigla dell’Accordo di Parigi, e al più tardi con la sua ratifica, il Consiglio federale si è vincolato a trasporre gli obiettivi nella legislazione svizzera. «Sulla base di questo impegno l’odierna proposta è chiaramente insufficiente. Il Consiglio federale non sembra intenzionato a considerare la protezione del clima un suo compito governativo», afferma Patrick Hofstetter del WWF.
Jürg Staudenmann di Alliance Sud aggiunge: «Dal 2020 la Svizzera dovrebbe anche sostenere i paesi in via di sviluppo direttamente colpiti dal riscaldamento climatico, stanziando un contributo annuale di un miliardo di franchi: su questo punto però la proposta legislativa non entra nemmeno in materia!»
Ora spetterà al parlamento elaborare una revisione legislativa accettabile che sia compatibile con l’Accordo di Parigi. In quest’ottica deve orientarsi al Masterplan presentato dall’Alleanza Clima e dalle sue oltre 70 organizzazioni. In questo piano sono proposti strumenti e misure che rendono possibile una politica climatica svizzera compatibile con l’Accordo di Parigi.
«Con l’attuale proposta la società civile rappresentata dall’Alleanza Clima e i 100'000 firmatari della petizione del 2015 si sentono presi in giro. Tanto più che un sondaggio RSI pubblicato questa settimana mostra chiaramente come la crisi climatica costituisca per la popolazione svizzera la minaccia maggiore», dichiara Christian Lüthi dell’Alleanza Clima.