La mobilità pedonale in Ticino non brilla

21. giugno 2020

L'Associazione traffico e ambiente reagisce al risultato dello studio VAIsano: 'Continueremo a impegnarci, il lavoro da fare resta tanto'.

di Jacopo Scarinci, LaRegione

Bellinzona è la città ticinese che soddisfa meglio i bisogni della pedonabilità, ma la strada per il nostro cantone è ancora lunga. È quanto emerge dallo studio pubblicato ieri nell’ambito del progetto ‘VAIsano (GEHsund)’, a cui partecipano umverkehR, Mobilità pedonale Svizzera (Fussverkehr Schweiz) e la Scuola universitaria professionale di Rapperswil (Hsr). Studio che per quanto riguarda il Ticino oltre la Turrita ha coinvolto anche Lugano e Locarno, e che in Svizzera si è allargato a 16 città comprendendo Aarau, Basilea, Berna, Bienne, Coira, Ginevra, Losanna, Lucerna, Neuchâtel, San Gallo, Winterthur, Zugo e Zurigo. E nonostante Bellinzona si aggiudichi il premio ‘Spazzola da scarpe d’oro’, le città ticinesi accusano un forte ritardo se confrontate con le altre realtà svizzere: nel totale, infatti, figurano agli ultimi posti assieme a Ginevra e Zugo.

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«In Ticino purtroppo non brilliamo in molte delle classifiche in ambito di mobilità e il lavoro da fare resta tanto», commenta alla ‘Regione’ il segretario per la Svizzera italiana dell’Associazione traffico e ambiente Carlo Zoppi: «Alcuni passi in avanti sono stati fatti e speriamo anche in un effetto positivo legato all’apertura del tunnel del Ceneri e un nuovo slancio generale legato a una maggiore sensibilità sociale e ambientale. L’Ata continuerà a impegnarsi anche in futuro come fatto finora su questi fronti. Negli ultimi anni abbiamo lavorato molto per favorire la pedonalizzazione dei nostri centri, per una migliore qualità di vita libera dal traffico automobilistico non necessario. Quando anni fa abbiamo proposto le zone30 come soluzione non siamo stati presi adeguatamente in considerazione, ora siamo felici che queste misure siano ampiamente utilizzate e apprezzate». Per Zoppi «il momento è favorevole a un cambiamento di mentalità a favore della mobilità dolce ma bisogna aumentare il numero e la percorribilità dei percorsi ciclabili sicuri che non metta i ciclisti in competizione con pedoni e altri utenti della strada. La recente crisi del coronavirus ha spostato un numero considerevole di nuovi utenti sulle nostre strade nelle vesti di ciclisti. Le vendite di biciclette sono aumentate in maniera considerevole e nei cantoni di Ginevra e Vaud si sviluppano interessanti iniziative di percorsi ciclabili pop-up». Infine, conclude Zoppi, «un eventuale 'sdoganamento' su larga scala del telelavoro e una riscoperta della dimensione locale di prossimità per lo svolgimento delle proprie attività quotidiane potrebbe inoltre far risparmiare alle nostre infrastrutture molti tragitti sui mezzi di trasporto liberando le strade». 

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