Fauna selvatica in salute
19. luglio 2018
Azione - I rappresentanti di quattro Paesi hanno firmato a Salisburgo una dichiarazione comune che esplicita l’obiettivo di evitare il contagio di uomini e animali da reddito da parte dei cervi del territorio alpino ammalati di tubercolosi. Germania, Liechtenstein, Austria e Svizzera, con l’incontro avvenuto a marzo, hanno dimostrato la volontà di collaborare per la sorveglianza e la lotta contro questa malattia.
«La Svizzera e il Principato del Liechtenstein non sono fino ad ora interessati dal fenomeno», esordisce l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria (Usav) che sottolinea altresì come nel territorio alpino la tubercolosi nella selvaggina rappresenti un pericolo per l’uomo e per gli animali: «Da anni, nel territorio alpino al confine tra Germania e Austria l’agente patogeno della malattia (Mycobacerium caprae) viene riscontrato nei cervi, con casi isolati di contagio negli effettivi di bovini». Sebbene, dicevamo, la nostra Nazione non sia direttamente interessata da questa epizoozia, i Servizi veterinari di questi quattro Paesi (compreso dunque il nostro) sono concordi sul fatto che il modo più efficace per limitare la tubercolosi nei cervi nello spazio alpino ed evitarne la diffusione sia attuare misure coordinate. Prevenzione, questa, che in Svizzera è adottata come consuetudine alla preservazione della salute della fauna selvatica e, di conseguenza, degli animali da reddito e da compagnia come pure dell’essere umano per quanto attiene alle malattie trasmissibili, come puntualizza l’Usav: «In Svizzera la salute della fauna selvatica viene sorvegliata mediante un programma condotto su vasta scala. È compito dei cacciatori e dei guardiacaccia osservare lo stato di salute della fauna selvatica e notificare le anomalie».
Dato che le epizoozie sono infatti malattie che possono trasmettersi tra animali selvatici e da reddito, un monitoraggio sanitario della fauna selvatica è doppiamente utile: «Sorvegliando lo stato di salute degli animali selvatici e riconoscendo in modo precoce le malattie, si può proteggere non solo la salute della fauna selvatica, ma indirettamente anche quella degli animali da reddito svizzeri». Il programma di riconoscimento precoce su vasta scala delle malattie negli animali selvatici è parte del monitoraggio sanitario corrente, il cui scopo è sorvegliare ed esaminare in tutta la Svizzera diverse specie di animali selvatici (mammiferi, uccelli e anfibi) per individuare eventuali malattie ed epizoozie. Come accennato, un ruolo chiave è svolto dai cacciatori e dai guardiacaccia: «Secondo l’ordinanza sulle epizoozie (che sancisce obbligo di notifica ai sensi dell’art. 61), essi sono tenuti a rivolgersi a un veterinario ufficiale in caso di anomalie o sospetto che un animale sia malato».
Una regolamentazione, questa, finalizzata al riconoscimento precoce e alla messa in atto di conseguenti misure efficaci ad arginare e a eliminare l’eventuale malattia, onde evitarne la propagazione e il contagio. Con questo scopo di collaborazione a ventaglio, l’Usav eroga alcune informazioni tecniche per i cacciatori e i guardiacaccia, nelle quali indica in primis che molte alterazioni osservate a occhio nudo sul corpo di animali non possono essere ricondotte in modo univoco a una malattia e richiedono quindi l’accertamento preciso da parte di un laboratorio di analisi. Dunque: «Con il monitoraggio sanitario della fauna selvatica si mira a garantire che la selvaggina in cui si evidenziano anomalie sia esaminata e in seguito valutata dagli esperti del Centro per la medicina dei pesci e degli animali selvatici (Fiwi) della Facoltà Vetsuisse dell’Università di Berna. A quel punto, se nel laboratorio si dovesse accertare un sospetto di epizoozia, saranno informati i competenti Uffici veterinari e dei cacciatori, i quali adotteranno misure consone alla situazione puntuale. Per questo, l’Usav indica agli interessati il sito del Fiwi sul quale si possono consultare i dati di contatto e una guida per l’invio dei campioni. Fiwi che, nel fornire consulenza, ricorda: «L’analisi degli animali selvatici che vivono in libertà è gratuita per coloro che inviano i campioni, e i costi sono assunti dalla Confederazione».
I programmi specifici sulle epizoozie sono dunque molteplici e, grazie alla raccolta dei dati si documentano i cambiamenti («Frequenza, diffusione, specie dell’ospite, caratteristiche») derivanti dalla comparsa delle malattie e delle epizoozie. In base ai risultati delle analisi sugli animali selvatici svizzeri o alla stima della situazione nei Paesi confinanti, l’Usav si riserva di effettuare ulteriori accertamenti e di avviare programmi di riconoscimento precoce e sorveglianza specifici, come sta succedendo con l’adesione con gli altri tre paesi alpini nel monitoraggio della tubercolosi di cervi. Un monitoraggio sanitario, quello della fauna selvatica, che viene svolto in collaborazione con l’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) e per l’appunto con il Fiwi.
Nello specifico, a muovere la collaborazione svizzera è stata la rilevazione in Austria occidentale degli scorsi anni di diversi casi di tubercolosi nei cervi: «Per riconoscere precocemente un’introduzione in Svizzera e per adottare le dovute misure, dal giugno 2014 è stato avviato in un territorio definito della Svizzera orientale e del Lichtenstein un programma specifico sulla tubercolosi per la fauna selvatica». Dunque: «Da un lato si sorvegliano tutti gli animali selvatici in funzione dei rischi (ndr: selvaggina morta o proveniente da abbattimenti selettivi di cervi, camosci, stambecchi, caprioli, cinghiali e tassi), dall’altro si esaminano i cervi sani mediante controlli a campione per poter individuare eventuali stadi precoci di tubercolosi».