Dall’acero alla betulla, la classifica dei dieci alberi mangia-smog

25. novembre 2019

Acero riccio, betulla verrucosa, tiglio selvatico, olmo: ecco le piante che contrastano più efficacemente l’inquinamento dell’aria, riducendo la presenza delle particelle sottili

Corriere della sera - Il verde rende l’aria più salubre

Un bosco, o un parco, vicino casa rendono l’aria più salubre. Dall’acero riccio alla betulla verrucosa, dal tiglio selvatico all’olmo, anche grazie alle piante è possibile ripulire l’aria delle città da migliaia di chili di anidride carbonica e sostanze inquinanti come le polveri Pm10 che ogni anno in Italia causano circa 80mila morti premature secondo l’Agenzia europea dell’ambiente. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in occasione della Giornata nazionale degli alberi, che si celebra il 21 novembre.

L’Acero Riccio - Al primo posto tra le piante mangiasmog – spiega la Coldiretti – c’è l’Acero Riccio che raggiunge un’altezza di 20 metri, con un tronco slanciato e diritto e foglie di grandi dimensioni, fra i 10 e i 15 cm con al termine una punta spesso ricurva da cui deriva l’appellativo di «riccio»: ogni esemplare è in grado di assorbire fino a 3800 chili di CO2 in vent’anni e ha un’ottima capacità complessiva di mitigazione dell’inquinamento e di abbattimento delle isole di calore negli ambienti urbani.

Betulla verrucosa - Con 3100 chili di CO2 aspirate dall’aria c’è poi la Betulla verrucosa, in grado di crescere sui terreni più difficili e considerata albero sacro presso i Celti e le tribù germaniche.

Cerro - A parità di CO2 aspirata c’è poi il Cerro, che può arrivare fino a 35 metri di altezza.

Il Ginkgo Biloba -  Il Ginkgo Biloba, che è un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, oltre ad assorbire 2800 chili di CO2 vanta anche  un’alta capacità di barriera contro gas, polveri e afa e ha una forte adattabilità a tutti i terreni compresi quelli urbani.

Tiglio nostrano -  Sempre con 2,8 tonnellate di CO2 catturate c’è poi il tiglio (Tilia platyphyllos), albero alto fino a 40 m, a foglie caduche, cuoriformi, a margine seghettato, con la pagina inferiore pubescente. È molto noto anche come pianta mellifera, è bottinata dalla api ottenendo un miele, spesso monoflorale, che ha cristallizzazione lenta.

Il Bagolaro -  Fra gli alberi anti smog troviamo il Tiglio e il Bagolaro che è fra i più longevi con radici profonde e salde come quelle dell’Olmo campestre. Il Frassino comune – spiega la Coldiretti – è un altro gigante verde che può arrivare a 40 metri mentre l’Ontano nero è il piccolino del gruppo con un’altezza media di 10 metri ma che nonostante le dimensioni ridotte riesce a bloccare fino a 2600 chili di CO2 e a garantire un forte assorbimento di inquinanti gassosi.

Tiglio selvatico - Nel gruppetto di alberi con 2,8 tonnellate di CO2 catturata va annoverato anche il Tiglio selvatico (Tilia cordata). Si tratta di un albero utilizzato negli spazi verdi urbani, soprattutto nei parchi. Il suo legno è omogeneo e facilmente lavorabile, ma non ha grande resistenza meccanica. È utilizzato per costruire piccoli oggetti, soprattutto da cucina. Usato anche come imitazione dell’ebano. Come legna da ardere non è particolarmente apprezzato.

Olmo comune - Sempre con 2,8 tonnellate c’è poi l’Olmo (Ulmus minor). Secondo Virgilio l’olmo era sacro a Morfeo, dio dei sogni.

Frassino comune - È un albero di notevoli dimensioni fino a 40 m di altezza. Il nome del genere Fraxinus deriva probabilmente dalla parola greca «frasso» che significa chiudere. Anche il frassino assorbe fino a 2,8 tonnellate di CO2.

Ontano nero - Al decimo posto, ultimo in questa speciale classifica, c’è l’Ontano nero (Alnus glutinosa) che mangia 2,6 tonnellate di anidride carbonica in 20 anni.

Qui potete trovare l'articolo originale de Il Corriere della Sera.

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