Culla di un’elevata biodiversità
09. agosto 2017
AZIONE - Questa estate si ha un motivo in più per tornare nella splendida Val Piora. Lo spettacolare paesaggio che la qualifica presenta una grande varietà di ambienti, tra cui molti laghi, corsi d’acqua e zone umide ed è culla di un’elevata biodiversità. Il turismo naturalistico vi convive con la plurisecolare pascolazione delle lattifere e la produzione del rinomato formaggio, con la caccia e la pesca, con lo sfruttamento idroelettrico, con l’intensa attività di insegnamento e di ricerca universitari del Centro di biologia alpina.
L’attività di divulgazione scientifica ad esso legata, destinata al pubblico e alle scuole, è in sensibile crescita da anni. La nuova attrattiva nella regione è un sentiero didattico di osservazione di fenomeni naturali poco conosciuti, unico nel suo genere in Svizzera, inaugurato nell’autunno dell’anno scorso. Completa l’offerta esistente in loco rappresentata da altre stimolanti proposte nate in anni recenti: il Sentiero didattico Lago Ritóm, l’itinerario La forza idrica Val Piora-Piotta, dell’Atlante idrologico svizzero, lo strumento cognitivo sulle particolarità della valle Piora-Lago di Cadagno-Ritóm. Guida natura e ambiente e la mostra a Airolo «No limits! I campioni dell’altitudine» focalizzata proprio sulla Val Piora e sulle strategie di organismi vegetali e animali attuate in montagna per sopravvivere a basse temperature e a radiazioni ultraviolette elevate.
Ora, a rubare la scena di questo pregiato palcoscenico naturale in alta quota sono batteri, alghe e funghi microscopici, oltre a cianobatteri e licheni, diventati protagonisti del nuovo percorso che si sviluppa tra 1900 e 2000 metri attorno al Lago Cadagno. Inizia dai laboratori di ricerca del Centro di biologia alpina, che costituisce il fulcro e l’anima di questa iniziativa.
La scoperta dei microorganismi della Val Piora si fa lungo un sentiero circolare e pianeggiante di cinque chilometri. I microbi sono gli organismi più numerosi sulla Terra, concorrono al 99,5 per cento della biodiversità, sono indispensabili per la vita, sul corpo umano proliferano abbondanti rispetto alle cellule. Lasciano indizi riconoscibili nell’aria, nell’acqua, nel terreno e all’interno o sulla pelle di altri esseri viventi. Sul circuito di Cadagno, percorribile in un’ora cui vanno aggiunte le osservazioni e le pause, si può così ora vivere anche l’esperienza di esplorare il mondo nascosto dei microbi senza ricorrere al microscopio, partendo da quanto ci raccontano le tracce visibili, come le sostanze colorate prodotte dai loro metabolismi: esse ci spiegano ad esempio il rosso dell’acqua di alcuni abbeveratoi dovuta a un’alga, o le diverse stratificazioni marroni, verdi, rosse, bianche e gialle dei tappeti batterici nelle torbiere, o i puntini neri lasciati dalle spore di un fungo parassita sotto le foglie dell’Euforbia. E pensare che ogni punto di attrazione del percorso è stato oggetto di tesi di dottorato, cui si aggiungono quelle in corso.
L’avvio della ricerca scientifica regolare nella regione risale a più di trent’anni fa, mentre le osservazioni in vari campi della scienza presero avvio duecento anni or sono. Piora è forse una delle aree più studiate dell’arco alpino, in particolare per le acque di Cadagno e la loro stratificazione permanente legata al raro fenomeno naturale, unico in Svizzera, della meromissi crenogenica. Tra due strati d’acqua che non si mescolano mai per diversa densità salina, quello superiore ossigenato e quello inferiore anossico, vive una popolazione batterica attualmente dominata dal Chromatium okenii, che filtra le sostanze tossiche delle profondità ed è in grado di fare la fotosintesi arricchendo la catena alimentare del lago, le cui acque sono di conseguenza e notoriamente molto pescose. In questo caso il fenomeno della colorazione rossa è visibile immergendosi in profondità nel lago o osservando i campioni d’acqua prelevati e le colonie batteriche al microscopio nel laboratorio a Cadagno.
La Fondazione e il Centro di biologia alpina hanno realizzato il progetto del percorso sui microorganismi con le Università di Ginevra, di Zurigo e con la Supsi. Piora del resto continua a qualificarsi come un istituto universitario dislocato, una sorta di trait d’union tra gli atenei di Ginevra e Zurigo. La novità questa volta sta nel fatto che il Fondo nazionale per la ricerca scientifica, focalizzato sul sostegno alla ricerca di punta, ha voluto appoggiare il progetto finanziando un programma di divulgazione scientifica su tre anni conclusosi con successo questa primavera, che ha coinvolto scuole e studenti universitari in formazione a Piora.
I punti di interesse del sentiero didattico sono ubicati al Centro di biologia alpina, in Val Fripp, a Cadagno di Dentro e a Cadagno di Fuori. Sul terreno sono segnalati da cippi indicatori discreti ai quali corrispondono puntuali riscontri di informazioni scientifiche, curiosità, aneddoti di una guida tascabile in cui fungono da accompagnatori tre uomini di scienza, esperti di microbiologia, idrobiologia e batteriologia, anche della regione: Raffaele Peduzzi, airolese, dalla lunga carriera accademica, per trent’anni direttore dell’Istituto cantonale di microbiologia, tra i fondatori del Centro di biologia alpina e presidente dell’omonima fondazione; Mauro Tonolla, responsabile del Laboratorio di microbiologia applicata della Supsi e docente all’Università di Ginevra; Reinhard Bachofen, professore emerito all’Università di Zurigo, con studi sulla diversità metabolica di batteri anaerobici e fototrofi come quelli del Lago Cadagno e sull’ecologia microbica degli ambienti acquatici. Le attività in quota sono riprese da poco.
Il percorso sui microorganismi lambisce due delle quattro torbiere della Val Piora protette a livello federale, Cadagno di Dentro e Cadagno di fuori. Proprio perché preservato e protetto, il complesso e delicato ecosistema idrobiologico di un ambiente così speciale come il Lago Cadagno, ha potuto prestarsi come luogo ideale anche per lo sviluppo di questo nuovo progetto divulgativo. Contribuiscono all’equilibrio di un unico ecosistema e vi concorrono fattori interdipendenti riconducibili alla geologia, alla fisica, alla chimica, alla biologia.
Tra l’altro, oggi non potremmo beneficiare di tutta questa ricchezza se al lago non fosse stata garantita la stabilità del suo livello. È pertanto auspicabile che rimanga tale, anche ora che è stata rinnovata la concessione per lo sfruttamento idroelettrico Ritom 2. E c’è da sperare che i cambiamenti climatici non alterino troppo questo habitat eccezionale già messo a dura prova da freddo, povertà di nutrienti, forte radiazione ultravioletta e lunghi periodi di oscurità.
L’aumento medio in maggio-giugno della temperatura atmosferica di due gradi degli ultimi anni ha già modificato il metabolismo nel lago facendo incrementare il numero di specie di zooplancton e quindi la ricchezza della catena alimentare. Questi e altri effetti sono sotto osservazione e meritano costanti e ulteriori approfondimenti. La posa, un anno fa, della stazione meteorologica a Cadagno, è finalizzata anche a questo.