Cuccioli selvatici, cosa fare quando se ne incontra uno
09. maggio 2018
RivistaNatura - Durante le escursioni primaverili può capitare di imbattersi in cuccioli di animali selvatici come un piccoli di capriolo o di lepre.
Spesso l’eccessivo slancio nel volerli aiutare – anche se non ne hanno realmente in bisogno – può causare gravi danni e condannarli alla morte.
Ecco, dunque, i consigli dell’Enpa su come comportarsi.
Controllare se è ferito
Innanzitutto è bene verificare se il cucciolo è visibilmente ferito: in questo caso è necessario intervenire, cercando di toccare l’animale il meno possibile, magari avvolgendolo in una maglietta o in un panno, e contattando in maniera tempestiva l’Ente gestore del parco in cui ci troviamo.
Mai toccarlo o allontanarlo
Se il cucciolo è solo non significa che sia stato abbandonato: la madre potrebbe essere a breve distanza, magari intenta a mangiare. Spostare il cucciolo sarebbe un grave errore: la madre al suo ritorno non lo troverebbe oppure, insospettita dall’odore lasciato dal contatto con gli umani, potrebbe abbandonarlo.
Ci sono anche giovani di alcune specie selvatiche che sembrano abbandonati dai genitori ma non lo sono: si tratta dei pulli di gabbiano, merlo e cornacchia che scendono dai nidi prima ancora di saper volare. I genitori li accudiscono a terra portandogli da mangiare e proteggendoli come possono.
Diversa situazione, ma sempre più frequente, è quella degli animali che si trovano in zone urbane con il pericolo di essere vittime del traffico. Solo dopo aver accertato il pericolo si può intervenire per metterli in sicurezza.
Cosa si rischia se si porta via un animale selvatico
In ogni caso, mai agire senza aver consultato un esperto: il prelievo non autorizzato di fauna selvatica è, infatti, un illecito penale sanzionato con un’ammenda sino a 1.500 Euro.
«Prelevare un cucciolo di capriolo, daino o lepre è non solo una violazione della legge ma vuol dire anche condannare l’animale selvatico a una vita di prigionia e spesso a una morte precoce, perché il distacco dalla madre causa la perdita del bagaglio di informazioni e comportamenti essenziali alla sopravvivenza in natura – ha spiegato l’Enpa -. Anche se affidato ad una struttura di recupero, malgrado ogni cautela nell’allattamento artificiale e nella custodia, difficilmente riuscirà a diventare autosufficiente e indipendente per essere poi rimesso in libertà».