Così le foreste ci aiutano a vivere. "Ma noi le stiamo uccidendo"

21. marzo 2018

Boschi abbattuti per i parquet, uccelli che non cantano più. Nella Giornata Internazionale dedicata al polmone verde del mondo, Fao e ambientalisti lanciano un appello a invertire la rotta

Repubblica.it - Siamo arrivati al punto di dover scegliere: il suono dei clacson o il canto degli uccelli? In in un mondo dove sempre più persone vivono nelle città (nel 2050 saranno 5 miliardi, il 70% della popolazione mondiale) dobbiamo fare di tutto per preservare alberi e verde al nostro fianco, o perderemo il canto della natura, come sta già accadendo per gli uccelli canori del sud-est asiatico spinti verso l'estinzione. E' uno dei tanti messaggi lanciati oggi nella Giornata internazionale delle foreste promossa dall'Onu che quest'anno si concentra sulle chiome arboree dei centri urbani puntando i riflettori su "foreste e città sostenibili". 

La Fao ci ricorda che perdere gli alberi (in Italia si stima siano oltre 11 miliardi, circa 200 ogni abitante) significa rinunciare al nostro futuro: aiutano a regolare il clima locale, consentendo risparmiare tra il 20% e il 50% dell'energia usata per il riscaldamento; se ben collocati nelle città permettono di far scendere la temperatura dell'aria da 2 a 8 gradi abbattendo del 30% la necessità di condizionatori; imprigionano le polveri sottili e assorbono CO2 e sono i paladini della lotta al cambiamento climatico. 

Un battaglione di "difensori" della nostra salute e del nostro umore, che oggi occupano il 30% delle terre emerse e sono vittime costanti dell'espansione dell'uomo e della deforestazione. L'Italia è un paese ricco di chiome: sono oltre 11 milioni gli ettari di foreste sul nostro territorio e in futuro, dopo la recente approvazione del Testo Unico Forestale che ha diviso politici ed ambientalisti, saranno oggetto di nuove strategie di cura e manutenzione ma anche di tagli.

Il messaggio lanciato oggi in tutto il mondo è la necessità di un impegno globale per invertire la rotta: occhi puntati ad esempio sull'Indonesia, dove la deforestazione corre per far posto alle piantagioni di palma da olio o, come ricorda Greenpeace, all'Amazzonia, crocevia dei traffici illegali di legname. Il 96% della deforestazione colpisce queste aree della Terra.

Ma in questo mondo dove i grandi centri urbani occupano solo il 3% della superficie terrestre e consumano il 78% di energia emettendo il 60% di anidride carbonica esistono per fortuna già i primi segnali di una inversione. Pechino ad esempio, una delle città più inquinate, sta portando avanti dal 2012 il più grande piano di rimboschimento della sua storia e oggi le foreste coprono oltre il 25% della superficie urbana, segnando un aumento del 42%. Un impegno per la salute che ha anche un valore economico: secondo una recente ricerca della State University di New York, a cui ha collaborato anche l'Università di Napoli, si calcola che il valore di un chilometro quadrato coperto da alberi in una città sia di 1 milione di euro.

·IL CANTO DEGLI UCCELLI
Ma per una buona azione si contano purtroppo ancora troppi esempi negativi di iterazione fra uomo e natura. In Indonesia per esempio si stanno perdendo gli uccelli canori, quelli cantavano sugli alberi di ogni città. Colpa del surriscaldamento, l'abbattimento ma anche del commercio e del traffico illegale di animali, come ricorda il Parco Natura Viva di Bussolengo che celebra la campagna dell’Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari “Silent Forest” dedicata a sei “specie bandiera” di piccoli uccelli canori del sud-est asiatico. Stiamo per dire addio a lo storno di Bali (ne sono rimasti 50 esemplari), il merlo parlante maggiore oppure  la gazza verde coda corta. Un esempio concreto di ciò che accade fa rabbrividire: in soli 3 giorni a Giacarta sono stati contati 19mila uccelli in 3 mercati della zona.  

·IL PREZZO DEL PARQUET
Altro esempio drammatico di come l'uomo stia massacrando le foreste per i suoi interessi economici arriva dall'Amazzonia nel nel sud-ovest del Pará. Qui Greenpeace ricorda la corsa all'Ipè, uno dei legni più duri al mondo, impiegato principalmente come parquet da esterni. Dall'alto valore commerciale (trasformato vale 2.500 dollari per metro cubo), la caccia a questo legno "rende redditizio per la mafia del legno penetrare in profondità nella foresta ai danni di popolazioni indigene, comunità locali e a discapito della biodiversità". Secondo i dati dell'associazione "ben 11 paesi dell'Ue hanno importato circa 10 milioni di metri cubi di Ipè dalle aree a rischio tra marzo 2016 e settembre 2017" scrive Greenpeace denunciando gli sfruttamenti forestali.

·LE INIZIATIVE 
Per tentare di mettere un freno a tutto questo in occasione della Giornata Internazionale delle Foreste varie associazioni nel mondo daranno vita a iniziative per sostenere le "buone pratiche della gestione forestale". In Italia ad esempio Pefc (Programme for the Endorsement of Forest Certification schemes) e Legambiente lanciano la seconda edizione del premio "Comunità Forestali Sostenibili" che darà un riconoscimento a tutte quelle comunità che attraverso le buone pratiche saranno in grado di mantenere e migliorare  la qualità delle foreste con la loro gestione attiva. A fine anno poi il Belpaese ospiterà un evento mondiale a Mantova (dal 28 novembre al 1 dicembre) tutto dedicato al tema delle foreste urbane.  

Qui potete trovare l'articolo originale di Repubblica.it.

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