Come rendere le nostre città più verdi

28. novembre 2017

Si fa un gran parlare oggi di città sane, di verde urbano e dei benefici che la sua presenza può portare alla salute della popolazione.

Rivista Micron - Città più verdi però non significa automaticamente sostenibilità dell’intero sistema. Non basta piantare alberi o portare piante sui nostri tetti per aiutare l’ambiente: dipende che piante scegliamo, sia da un punto di vista tecnico – dal momento che non tutte le piante hanno la medesima capacità di assorbire per esempio gli agenti inquinanti, o di drenare le acque piovane – ma anche in un’ottica che comprenda il rispetto delle piante stesse e un’attenzione al costo complessivo del mantenimento delle specie verdi. Una prospettiva dunque più ampia di sostenibilità e di conservazione.
«Per secoli scienziati, poeti e filosofi hanno compreso l’importanza della diversità per mantenere ecosistemi sani e stabili. Un habitat diversificato produce equilibrio, consentendo alla biosfera di essere adattabile al cambiamento, nonché bellezza, favorendo l’estrinsecarsi delle migliori qualità dell’uomo. Il verde urbano offre grandi occasioni di riconciliazione tra uomo e natura. È fondamentale però che questi strumenti producano realizzazioni coerenti con una visione degli infiniti mondi presenti nei territori e nelle città diversissime e stratificate e non assurgano a divenire oggetti per la costruzione di una visione unica ed omologata del mondo». A parlare è Patrizia Menegoni, ricercatrice presso l’ENEA – Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile, che da anni studia questi temi da un punto di vista scientifico, cercando di fornire risposte sia sul piano della lotta a fenomeni sempre più diffusi di inquinamento che sul piano della riproduzione di cenosi naturali in una logica di habitat template, approccio che prevede l’inserimento di specie presenti in natura in condizioni analoghe a quelle dell’impianto da realizzare.
Un lavoro di ricerca che – spiega Menegoni – non può prescindere da una stretta collaborazione con le aziende florovivaistiche, che rappresentano oggi il primo punto di accesso del cittadino, ma anche degli architetti e degli urbanisti, all’universo delle scelte vegetali. 

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