Che fine ha fatto il buco nell’ozono?
16. settembre 2016
Rivistanatura.com - L’opinione pubblica probabilmente se n’è quasi dimenticata, ormai è una tematica ambientale vintage, d’altra parte sono passati esattamente 29 anni da quel 16 settembre 1987, quando con il protocollo di Montreal il mondo decise di fare qualcosa di concreto per limitare i danni allo strato di ozono. Un recentissimo studio del MIT ci rassicura, il buco nello ozono si sta riducendo. Dal 2000 al 2015 abbiamo “riconquistato” 4 milioni di chilometri quadrati di ozono (circa metà degli Stati Uniti, ci fanno notare). Niente male se pensiamo che negli anni settanta, quando la comunità scientifica cominciò a prestare attenzione al problema, si ipotizzava addirittura la scomparsa dello strato di ozono intorno al 2050. Quali sono i nemici dell’ozono
I responsabili di tutto ciò, lo si scoprì allora, sono i CFC (clorofluorocarburi), composti a base di Cloro che a partire dagli anni ’30 furono utilizzati in moltissimi campi, dai frigoriferi alla lacca per capelli.
Sono composti non direttamente tossici per l’uomo, ma quando raggiungono la stratosfera-questo accade in corrispondenza dei poli- rilasciano cloro che degrada lo strato di ozono il quale, questo si sa, funge da schermo nei confronti dei raggi UV, risparmiandoci un sacco di brutte malattie.
Misure a difesa e passi avanti
Proprio per questo dopo le prime solite perplessità, nel 1977 si decise di dare ascolto alla comunità scientifica, preparando un accordo internazionale che limitasse l’utilizzo di CFC.
Il 16 settembre 1987 venne sottoscritto il protocollo di Montreal, attraverso il quale 192 paesi si impegnarono, in maniera proporzionale al grado di sviluppo, a ridurre e gradualmente eliminare i composti dannosi per lo ozono.
Ecco perché il 16 settembre è la giornata mondiale per la preservazione dello strato di ozono.
Dopo 29 anni, visti i risultati mostrati dal MIT, possiamo dire che per una volta le cose sono andate bene.
In un periodo come il nostro, pieno di scetticismi strumentali nei confronti della scienza, questa vicenda dovrebbe insegnare molto. È la dimostrazione di come le decisioni prese basandosi su un modo di procedere scientifico, possano avere effetti reali e benefici sul nostro pianeta; non sono capricci da attivisti yuppie come qualcuno prova ormai da decenni a insinuare.
Quindi se avete la sfortuna di trovarvi nel mezzo di una discussione ambiental-politica con degli scettici della scienza, tirate fuori la storia del buco nello ozono, funziona!
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