Cervo in bella mostra

25. settembre 2017

Al Centro Lucomagno di Pro Natura un’esposizione interattiva onora il Re del bosco

Azione - «La mostra fotografica e interattiva che ospitiamo al Centro Pro Natura Lucomagno è interamente dedicata al cervo, re del bosco e animale dell’anno», così esordisce la responsabile della comunicazione Martina Spinelli nel ricordarci che l’esposizione in onore di questo maestoso ungulato che popola il nostro territorio è aperta già da qualche mese e si protrarrà fino al 22 ottobre, giorno di chiusura del Centro secondo i seguenti orari di visita: «Fino a fine settembre, la mostra è aperta tutti i giorni dalle 7.00 alle 22.00; mentre dal primo ottobre il Centro apre dal mercoledì mattina alla domenica alle 17.00, e su richiesta possiamo comunque organizzare escursioni di gruppo sul territorio per andare a sentire il bramito del cervo, tipico dei mesi di settembre e ottobre». 

 

La nostra interlocutrice ci chiarisce subito il perché della scelta del cervo come animale su cui attirare l’attenzione della popolazione: «Al Lucomagno questo ungulato trova un ambiente favorevole e, inoltre, non dimentichiamo che si tratta di uno degli animali più facili da osservare in natura, a condizione di essere accompagnati da un esperto della regione che conosce le sue abitudini». L’obiettivo che il sodalizio persegue è proprio quello di promuovere il contatto con la natura: «Volendo far penetrare i nostri ospiti nel cuore della natura, era ovvio che l’animale che andava presentato in tutte le sue sfaccettature dovesse essere il re del bosco. Ciò ha pure permesso di promuovere ancora l’animale da noi prescelto a rappresentare il 2017». Secondo Martina Spinelli, il cervo fa parte della fauna che «fa breccia nel cuore delle persone»: «Parecchi vanno ad osservarlo nei boschi, con il binocolo, lungo tutto l’arco dell’anno, e si appassionano davvero a questo animale che è il più maestoso che popola le nostre selve». E proprio qui stanno i motivi che permettono al cervo di essere avvolto in una sorta di alone di fascino che la mostra esplicita in più modi e con differenti postazioni: «Pensiamo solo al bramito (ndr: tipico verso che sta a significare un richiamo d’amore) che ricorda un po’ il ruggito del leone, re della savana così come il cervo lo è dei nostri boschi; pensiamo pure ai palchi delle corna che ricordano proprio una corona, senza dimenticare che ogni anno il maschio li perde e ogni anno se li fa ricrescere in una vera e propria manifestazione di forza della natura». 

 

La competenza e la passione della nostra interlocutrice ci spingono ad approfondire ulteriori aspetti dell’argomento, ad esempio la stanzialità o il movimento del cervo sul territorio: «I cervi si muovono di più dove arriva il lupo e non è un male che si spostino: diversamente, si impigriscono e tendono a restare stanziali apportando maggiori danni alle foreste e all’agricoltura. Dunque, se fosse il predatore naturale a farli spostare un pochino, aumentando il loro movimento, ciò non può che dare beneficio alla foresta e all’ecosistema». Spinelli rende altresì attenti al fatto che la popolazione di cervi va controllata e andrebbero ridotti i cervi definiti più «viziosi»: «Si tratta di capi che si abituano ad andare a mangiare nelle vigne, nei campi agricoli o nelle colture, con evidenti danni per l’agricoltura, ad esempio». Ma tornando alla mostra del Centro Lucomagno, scopriamo che è proposta in due momenti specifici: «Una vera e propria esposizione nella sala conferenza al piano terreno offre pannelli informativi e postazioni interattive, coadiuvata da altre piccole postazioni definite “Toccar con mano”, dove all’interno di alcune scatole abbiamo messo alcuni oggetti che riportano al cervo, e infilando una mano il visitatore deve indovinare di cosa si tratta». Interessantissima, inoltre, la postazione che serve a immedesimarsi nel cervo, e porta il visitatore stesso a diventare un cervo: «Serve per sentire, ad esempio, cosa si prova a portare dei palchi sulla testa: abbiamo creato un casco con dei palchi finti che però hanno un peso simile a quelli veri e, indossato, permette di muoversi nell’ambiente, capire quanto sia pesante (e perché il cervo maschio ha dunque un collo molto più forte e sviluppato della femmina), quanto equilibrio ci vuole per muoversi fra rami e piante, per passare attraverso strettoie e così via». Nell’esposizione non viene trascurato neppure il lato goliardico, con la postazione «Fatti un selfie» nella quale ci si può ritrarre con i palchi in testa. Infine, Martina ci parla della postazione di osservazione: «Serve a testare chi possiede i cosiddetti occhi da naturalista: a una certa distanza e con l’ausilio di un binocolo, bisogna contare quanti cervi stanno nella fotografia del Parco nazionale svizzero e vi posso assicurare che non è per nulla semplice! Io ho perso tre volte il conto». Sulla stessa fotografia ci si può poi cimentare sul numero di femmine presenti, e sull’individuare anche il solo cervo che possiede il collare trasmettitore rosso. 

 

Postazioni interessantissime e coinvolgenti, pannelli fotografici esaustivi e prova di deer–watching sono coadiuvate dall’obiettivo del sodalizio di creare un: «vero contatto diretto con le persone da accompagnare fuori, sul campo, nel bosco, e questo è un valore aggiunto che noi offriamo con entusiasmo, anche se l’esposizione può essere tranquillamente visitata in modo autonomo». 

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