Bilancio Parco del Piano di Magadino
16. novembre 2020
Di Susanna Petrone, La Regione, 16 novembre 2020
Nell’ottobre 2017 avevamo presentato il progetto di Parco del Piano di Magadino. Da allora sono trascorsi tre anni ed è tempo di un primo bilancio. Lo abbiamo chiesto a Giacomo Zanini, presidente dell’Ente Parco del Piano di Magadino: «Il 2017 è stato sostanzialmente dedicato all’organizzazione, in particolare alla ricerca di una sede provvisoria e all’impostazione dei bandi di concorso per l’assunzione del personale. In questo primo quadriennio (2016-2020, ndr) il Parco ha avviato molte attività, cito solo le più importanti: il sostegno al settore agricolo (la promozione dei prodotti del Parco al mercato di Locarno, il progetto “Da spreco a risorsa” e il sostegno alle attività del progetto “Scuola in fattoria”); la promozione delle componenti naturali (il ripristino e manutenzione di alcuni biotopi importanti, il sostegno a specie prioritarie come la rondine e l’upupa); l’impostazione della comunicazione (concorso per la corporate identity, sito web, partecipazione a Slow Up); la visibilità del Parco (posa di sette totem per segnalare l’inizio del Parco nei principali punti di accesso, il progetto “Piatto del Parco” che intende promuovere l’utilizzo nella ristorazione dei prodotti del Parco); lo sviluppo delle relazioni con i principali partner, in particolare i Comuni; la collaborazione con Il Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI per la creazione di una documentazione didattica per le scuole; la partecipazione al gruppo di lavoro del Dipartimento del territorio per analizzare la situazione del traffico veicolare sul Piano». Il progetto è quindi entrato da tempo nella fase esecutiva ed ha raggiunto già diversi obiettivi. Ma quali sono a grandi linee gli obiettivi per il prossimo quadriennio? «Il mese scorso il Consiglio di Fondazione ha licenziato un rapporto al Dipartimento del territorio, in vista del nuovo quadriennio, con un consuntivo del precedente, le proposte di modifica del Piano di utilizzo cantonale (Puc), in particolare relativi ai percorsi e agli accessi al Parco e il programma per il prossimo quadriennio, che si articola su cinque principali direttrici: dare visibilità al Parco, sostenere il settore agricolo, proteggere e promuovere le componenti naturali e le funzioni ecologiche, sviluppare e consolidare progetti di collaborazione e sinergie, stimolare la mobilità lenta e regolare il traffico veicolare. Inoltre, l’esperienza ha evidenziato che non è sufficiente che il Parco esista e operi, è indispensabile che i suoi fondamenti e le sue attività siano conosciuti dai portatori di interesse e dal pubblico e in questo senso intendiamo operare».
Ritratto di un uccellino
Il Piro piro culbianco (Tringa ochropus) nella foto un individuo fotografato presso il laghetto di Gudo è un uccello di dimensioni medio-piccole (21-23.5 cm) appartenente all’ordine dei Caradriformi. In Svizzera è presente come migratore e occasionalmente come svernante. Lo si può osservare da marzo a inizio maggio durante il passo primaverile e da fine maggio a settembre durante la migrazione di ritorno. È una specie solitaria, anche se qualche volta capita di osservare 3-4 individui assieme. La specie nidifica in Asia, Europa e Alaska a nord del 50° parallelo. Sverna nelle aree eurasiatiche meridionali, in Africa o in Medio Oriente. Il corteggiamento che precede l’accoppiamento vede il Piro piro culbianco compiere il cosiddetto salto del grillo: uno dei partner si pone dietro l’altro con la coda aperta a ventaglio e le ali alzate e quindi vi vola sopra. A differenza di tutti gli altri uccelli di ripa, il Piro piro culbianco non nidifica sul terreno ma sugli alberi, per lo più in nidi abbandonati di tordi. Frequenta le zone paludose e alberate in prossimità di stagni, fiumi, canali e laghi. Si ciba principalmente di invertebrati legati ad ambienti umidi. Sul terreno cammina con andatura veloce o di corsa, alzando e abbassando la testa e la coda.
Quando è indotto a levarsi in volo, il Piro piro culbianco lo fa in modo molto caratteristico: dapprima vola zigzagando a livello del suolo per diversi metri, quindi si alza a campanile e fugge con rapidi e irregolari battiti d’ala. La specie può essere confusa con il Piro piro piccolo o boschereccio.
Gestione delle zone protette
Tra le 86 misure contenute nel Puc del Parco del Piano di Magadino, una è dedicata alla realizzazione di interventi di valorizzazione e di manutenzione di biotopi. Francesco Maggi, responsabile del WWF Svizzera italiana e rappresentante nell’Ente Parco per le associazioni ambientaliste, è l’attuale coordinatore per l’implementazione della misura: «All’interno del perimetro del Parco, oltre al Paesaggio palustre d’importanza nazionale e alle Bolle di Magadino, vi sono ben 22 paludi, 4 zone golenali e 14 siti per la riproduzione degli anfibi, per citare unicamente gli ambienti umidi. Una ricchezza senza eguali in Canton Ticino – prosegue Maggi - ma che va gestita, in quanto la maggior parte di questi ambienti è in uno stato insoddisfacente. Il progressivo interramento degli specchi d’acqua, l’abbassamento del livello delle falde acquifere e l’insediamento di specie invasive sono i tre problemi principali a cui si pone rimedio grazie agli interventi di manutenzione». Intanto il Parco è riuscito a rivitalizzare diverse zone protette: Gerre di sotto, Isoletta e Cugnoli Curti. Conclude Maggi: «Speriamo nel prossimo quadriennio di poter continuare e magari potenziare il prezioso impegno a favore delle zone protette del Parco».
Il Paesaggio palustre
Tra i compiti del Parco vi è anche quello di risanare alcune situazioni abusive presenti all’interno del Paesaggio palustre d’importanza nazionale ‘Piano di Magadino’. Il primo caso, situato presso il sedime ‘ex nomadi’ di Gudo, è stato risanato nel corso di quest’anno. Il terreno è di proprietà del Cantone, che oltre ad aver ospitato per anni i nomadi in transito, lo ha utilizzato per il deposito del verde proveniente dalla gestione dei margini stradali. Il Dipartimento del Territorio si è fatto promotore del ripristino ambientale dell’area, tenendo conto della sua vocazione palustre. L’area infatti era un vecchio ramo del fiume Ticino ed ospitava una vegetazione di pregio tipica delle zone umide. L’intervento di ripristino ha ricreato due lanche (anse fluviali staccate dal corso principale del fiume) e un prato agricolo a uso estensivo. Siccome l’area è situata all’interno della zona protetta Vigna Lunga Trebbione, che presenta diversi biotopi umidi, le nuove lanche potranno essere colonizzate velocemente dalle specie presenti in zona, in particolare dal Tritone crestato meridionale (Triturus carnifex) e dalla Natrice dal collare elvetica (Natrix helvetica). La presenza di acqua negli invasi sarà di tipo permanente o temporaneo in funzione dell’altezza della falda e delle condizioni meteorologiche annuali. Gli ambienti acquatici temporanei sono particolarmente favorevoli per alcune specie quali la Raganella italica e il Tritone. Inoltre, ci si attende la comparsa di altre specie animali tipiche delle paludi, in particolare invertebrati quali libellule, farfalle e ortotteri e per l’avifauna il Martin pescatore. La zona agricola estensiva sarà impreziosita da siepi e boschetti per aumentare ulteriormente la biodiversità dell’area e valorizzare la funzione di corridoio ecologico.