Sulle Alpi riscaldamento doppio rispetto al resto del pianeta
30. luglio 2015
Non in Africa, né in Sud America o in India. È sulle Alpi che la tendenza al riscaldamento del clima è doppia rispetto alla media mondiale. Lo certifica l’Istituto di prospezione della Savoia, i cui dati sono stati rilanciati dal quotidiano francese Le Figaro. Il suo direttore, il geologo Christophe Chaix, ha dichiarato che le Alpi francesi hanno visto aumentare la temperatura di 1.85 gradi Celsius dal 1900 ad oggi. Nella zona nord del massiccio, ha spiegato Chaix, si sono avuti gli aumenti più sensibili, arrivando addirittura ai 2 gradi in più. La zona meridionale, invece, ha visto livelli di temperatura con crescite più contenute, ma anch’essi in forte crescita (1.75 °C) rispetto alla media del pianeta.
«Le Alpi sono la regione che si è riscaldata più delle altre – ha detto il direttore dell’Istituto savoiardo che studia i cambiamenti climatici e la geologia – Gli effetti di questo fenomeno possono essere individuati in una diminuzione del manto nevoso pari al 20-25%, e nella durata più breve della stagione invernale».
Le gelate più tarde nella città di Chambery, ad esempio, si sono potute osservare tra l’1 e il 10 maggio di quattro decenni fa. Oggi, invece, il grande freddo arriva al massimo fino alla prima settimana di aprile. In sostanza, l’inverno si è accorciato di un mese in quelle località.
La mancanza di neve ha colpito economicamente le stazioni sciistiche a bassa quota. Un fatto che ha causato diverse chiusure negli anni ’90, dopo tre stagioni consecutive senza neve. L’area sta infatti facendo registrare ultimamente dei record di temperatura, con caldo anomalo in particolare nelle ultime due primavere (2014 e 2015). Oltre all’economia locale, Chaix mette in guardia dai mutamenti ecologici che possono aver luogo, con trasformazioni nella biodiversità che non vanno sottovalutate. Il rischio di siccità, ad esempio, non è diminuito, perché le alte temperature portano sì allo scioglimento della neve, che però non si trasforma in sufficiente mole d’acqua da ingrossare i torrenti, ma evapora piuttosto in fretta, con possibili conseguenze sulla flora e la fauna.