Uno sguardo sull'anno fenologico 2018
31. gennaio 2019
GLOBESWISS - L'inverno 2017/2018 è iniziato con grandi variazioni mensili di temperatura. Il dicembre 2017 e il febbraio 2018 sono stati leggermente più freddi della norma 1981-2010; fra i due si è inserito un gennaio con un caldo da record. Le quantità di precipitazioni nell'inverno 2017/2018 sono state in parte sensibilmente superiori alla norma; ad esempio, in Vallese nel mese di gennaio 2018 si è registrata la più alta somma mensile di precipitazioni in assoluto.
Le elevate temperature di gennaio hanno causato una fioritura eccezionalmente precoce del nocciolo: l'inizio della fioritura è avvenuto mediamente 26 giorni prima della media del periodo della norma 1996-2017.
L'inizio della primavera 2018 in marzo è stato però eccezionalmente freddo (a livello regionale fino a 2 gradi sotto la norma). Poiché a livello nazionale le temperature erano state sotto la media pluriennale già in febbraio, le fasi primaverili di questi mesi si sono sviluppate lentamente. In alcune stazioni si è osservata la farfara in fiore, in un periodo generalmente da normale a tardivo. Nuove osservazioni della fioritura del nocciolo sono in gran parte pure avvenute in un periodo normale.
Con il secondo aprile più caldo e il quinto maggio più caldo dall'inizio delle misurazioni nel 1864, le condizioni climatiche si sono modificate in modo netto. La vegetazione ha potuto rapidamente ricuperare il suo leggero ritardo, modificandolo in parte perfino in un anticipo. Mentre lo sviluppo delle foglie di nocciolo, betulla, ippocastano e degli aghi di larice è avvenuto entro un periodo normale o solo pochi giorni prima della media del periodo trentennale di confronto 1981-2010, le foglie del faggio si sono sviluppate in media da 6 a 12 giorni prima rispetto alla media pluriennale.
In estate la canicola ha raggiunto nuove dimensioni: con la media di 15.3 gradi, l'estate 2018 si distingue a livello nazionale nettamente da tutte le precedenti estati fin dal 1864. Uno sguardo al trend degli ultimi anni: l'estate media d'un tempo con circa 12 gradi è sparita dal clima della Svizzera.
Con le elevate temperature estive, la vegetazione ha potuto aumentare ancora il suo anticipo: la fioritura del tiglio selvatico e del tiglio nostrano è iniziata in media da 16 a 18 giorni prima della media pluriennale; similmente, anche la vigna è fiorita con 15 giorni di anticipo.
Alle elevate temperature dell'estate 2018 si è aggiunta una diffusa scarsità di precipitazioni: in media, la somma di precipitazioni da giugno ad agosto di tutta la Svizzera è stata del 71 % rispetto alla norma 1981-2010. Questa siccità estiva ha provocato in molte località svizzere uno stress da siccità negli alberi. Soprattutto nei faggi si è assistito in diverse regioni a un precoce appassimento delle foglie (vedi anche “Autunno in estate” nella Newsletter PhaenoNet di agosto 2018).
Primati di temperatura sono stati superati anche più avanti nell'anno: La Svizzera ha vissuto il terzo autunno più caldo dall'inizio delle misurazioni nel 1864; a sud delle Alpi l'autunno 2018 è stato addirittura il più caldo dall'inizio delle misurazioni. Nella Svizzera orientale, la scarsità di precipitazioni dalla primavera all'autunno è divenuta un evento secolare. Sono venute a mancare le precipitazioni di oltre tre mesi estivi normali.
Finalmente, in ottobre sono giunte a sud delle Alpi le tanto attese precipitazioni – ad Arosa si è registrato, con 72 cm di neve fresca in un giorno, un nuovo record per ottobre. Le quantità di precipitazioni a sud delle Alpi in ottobre e novembre sono state sopra la norma; il 6 novembre 2018, la grande massa d'acqua ha fatto esondare il Lago Maggiore. A nord delle Alpi, per contro, ottobre e novembre sono stati di nuovo molto poveri di precipitazioni – solo in dicembre si sono avute precipitazioni al di sopra della media.
Verso la fine dell'anno, lo sviluppo della vegetazione è rientrato vieppiù nella norma. Fatta eccezione per la colorazione delle foglie dovuta a stress da siccità, le osservazioni di questa fase fenologica in ottobre sono rientrate in un periodo da normale a tardivo. Un fatto curioso è stata la grande durata delle osservazioni della caduta delle foglie in novembre (fra le altre, quella di faggio, ippocastano e betulla). Un fenomeno simile si è osservato anche per la caduta degli aghi del larice: i primi aghi di larice sono caduti già nell'ultima decade di ottobre, mentre gli ultimi cadevano solo a metà dicembre. Queste grandi differenze riflettono reazioni individuali degli alberi a situazioni estreme (ad es. la siccità estiva) e importanti influssi climatici locali (ad es. vento, precipitazioni o neve per la caduta degli aghi).