Salvate le farfalle in città: terrazze

01. marzo 2017

Il loro numero è calato del 69% in vent’anni. Entrano nelle aree urbane, ma poi non trovano le piante di cui hanno bisogno per sopravvivere. Però noi possiamo coltivarle sui balconi di casa o negli spazi aperti delle scuole

Corriere.it - Le farfalle in città hanno fatto la storia delle scienze naturali, a partire dalla Biston betularia, la specie di falena che dopo il 1850 fu osservata cambiare colore a Manchester, perché si adattava alle modifiche ambientali causate dalla rivoluzione industriale, e fu una delle prove della selezione naturale teorizzata in quegli anni da Charles Darwin. Ora proprio dal Regno Unito arriva un nuovo allarme per i lepidotteri che vivono in zone urbane: stanno sparendo molto più in fretta che nelle campagne. Negli ultimi 20 anni, rivela una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Ecological Indicators il numero di farfalle urbane è diminuito del 69% contro un calo (per altro già significativo) del 45% nelle aree rurali. Tra le specie più colpite, la panfila (-78% in città, -17% in campagna) e l’argo bronzeo, diminuita rispettivamente del 75% nei contesti cittadini e «solo» del 23% in quelli rurali. 

Colpa dei cambiamenti climatici

Colpa, ipotizzano gli scienziati, dei cambiamenti climatici: in città si sentono più che altrove a causa delle cosiddette isole di calore che fanno aumentare moltissimo la temperatura nelle zone cementificate. Ma anche della progressiva sparizione di aree verdi nei centri urbani, in particolare di quelle incolte, e della diffusione sempre maggiore dei pesticidi nei giardini cittadini. Le città insomma non hanno più gli ecosistemi necessari a ospitare questi insetti.

Non trovano le piante di cui hanno bisogno per sopravvivere

«Le farfalle entrano nelle aree urbane, ma poi non trovano le piante di cui hanno bisogno per sopravvivere» conferma Gustavo Gandini, professore del dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università di Milano e promotore di due progetti che mirano proprio a migliorare gli ecosistemi urbani per gli insetti impollinatori grazie alla collaborazione dei normali cittadini: «Effetto farfalla», che sta portando avanti una sperimentazione pilota a Milano, Ravenna e Bologna, e «Impollina-mi», realizzato in collaborazione con Comune di Milano, Cooperativa Eliante, Università dell’Insubria Varese e Fondazione Cariplo. «Invitiamo le persone a piantare sui loro terrazzi, nei giardini condominiali o delle scuole piante che possano ospitare le farfalle. Io per esempio ho messo ruta e finocchio selvatico, di cui si nutre il bruco di macaone (che mangia solo quelle)». Vanno bene anche ortica e cardo, di cui si cibano le larve di vanessa. E poi lavanda, achillea, verbena e fiordaliso, che forniscono il nettare agli insetti adulti. «Così anche se abito al settimo piano trovo i fiori pieni farfalle», dice Gandini. «Un altro aspetto importante è quello di evitare il più possibile i pesticidi. Tutti possono contribuire e con un lavoro attento possiamo fornire in città un rifugio agli insetti impollinatori, fondamentali per il benessere dell’ambiente». 

Qui potete trovare l'articolo originale di Corriere.it.

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