Ritornano le alborelle

20. aprile 2017

A breve il Dipartimento del territorio del canton Ticino adotterà puntuali misure di ripopolamento dell’alborella nel lago Ceresio

AZIONE.ch - «L’alborella riveste un ruolo di primaria importanza sia dal punto di vista faunistico, sia da quello ecologico. Purtroppo però, negli ultimi anni nelle acque pedemontane a sud dell’Arco alpino questo pesce osseo è stato confrontato con situazioni critiche che hanno minacciato la sopravvivenza della specie»; così il Dipartimento del territorio ticinese introduce la volontà di attuare misure di ripopolamento delle alborelle nel lago Ceresio. «Lago di Lugano nel quale possiamo considerarla specie estinta», rincara Tiziano Putelli, responsabile tecnico dell’Ufficio caccia e pesca, al quale chiediamo di spiegarci l’importanza di questo pesciolino e i plausibili motivi della sua sparizione dalle acque dei nostri laghi.

«In realtà, non è scomparsa in tutti i laghi, ma la sua presenza è sostanzialmente diminuita a causa di fattori variabili di lago in lago; di fatto, nel Verbano, l’alborella, ancorché rarefatta, ha mantenuto una presenza costante e ora si assiste a un incoraggiante recupero, con un importante incremento degli esemplari, insieme a imponenti aree di frega, come ad esempio nel tratto terminale del fiume Tresa».

Indubbio il suo valore nella biodiversità: «Si tratta di una specie ittica che si nutre di zooplancton e, perciò, sta alla base della piramide alimentare, come primo anello fra la biomassa planctonica e quella ittica. In buona sostanza, l’alborella si nutre di plancton ed è a sua volta il “pesce-foraggio” dei grossi predatori come il lucioperca, il pesce persico, il luccio, senza dimenticare il nutrimento degli uccelli ittiofagi».

Putelli ricorda che fino alla metà degli anni Novanta nel Ceresio si pescava ancora qualche tonnellata di alborelle: «Poi, di colpo, nel 1997 abbiamo assistito a un calo drastico e non se ne sono più viste». Secondo l’esperto, la tesi della scomparsa è multifattoriale e ancora non del tutto chiara: «I numerosi esperti chinatisi sul problema hanno potuto osservare la fluttuazione della presenza di alborelle tra lago e lago, considerando i diversi laghi ticinesi e del nord Italia; questo ci fa pensare a una somma di differenti cause per ciascun lago».

Putelli racconta che oggi nel Ceresio il pesce Gardon ha occupato lo stesso spazio che era dell’alborella: «Gardon di cui si alimenta il lucioperca, da notare che entrambi questi pesci non fanno parte in origine della fauna ittica dei due grandi nostri laghi Verbano e Ceresio, ma sono stati involontariamente immessi». Tornando all’alborella, oggi si intensificano gli sforzi per riuscire a riportarla nel Ceresio: «Quale contromisura alla tendenza di sparizione-estinzione, fino al 2012, presso la piscicoltura cantonale di Brusino Arsizio si è provveduto all’allevamento di uno stock di alborelle adulte con immissioni annuali del suo novellame nel lago Ceresio». Purtroppo il nostro interlocutore spiega pure che, successivamente, le difficoltà incontrate nel reperire nuovi esemplari adulti di alborelle hanno determinato l’interruzione di questa attività.

Da qui la volontà del Dipartimento del territorio di varare, a breve, la prima fase del ritorno alle immissioni regolari delle alborelle: «Si ricostruirà un nuovo ceppo di riproduttori presso la piscicoltura cantonale di Brusino Arsizio, attraverso la cattura e il trasferimento di un nucleo di alborelle adulte del Verbano». Dal canto suo, Putelli spiega inoltre che per il futuro novellame della piscicoltura sarà sfruttata la possibilità «data da un maggior accrescimento attraverso la stabulazione per qualche mese nelle gabbie flottanti realizzate nel 2012 a Lugano in zona Belvedere».

Si provvederà, infine, a predisporre il luogo adatto dove liberare le giovani alborelle. Un’impresa per niente scontata: «Si tratta di gabbie con telaio costituito da una magliatura di fili di nylon molto fine (da 0,3 a 0,8 mm), della dimensione in funzione del pesce che ospitano; sul Ceresio abbiamo copiato questo sistema utilizzato sul lago Lemano per il salmerino e per i coregoni, mentre oggi lo vogliamo adattare alle alborelle per le quali avremo reti fini con una luce interna che attira lo zooplancton; le poseremo alla profondità dove se ne trova parecchio, fino a meno 20 metri, così la luce interna attirerà il plancton durante la notte e le alborelle potranno nutrirsi in un luogo protetto. Questo sistema permetterà di comprimere i tempi della stabulazione in piscicoltura e di liberare i pesciolini in breve tempo, appena avranno acquisito sufficienti capacità natatorie per sopravvivere».

Sarà scelto un punto lontano dai grandi predatori, strutturato con rifugi e caratteristiche dell’habitat dell’alborella: «Un grande deposito di fascine di ramaglia con interstizi piccoli a favorire il rifugio per i piccoli pesci, ma non per i grandi predatori, più la ghiaia a creare condizioni favorevoli, sperando che l’alborella rimanga in quella zona e lì torni a riprodursi». Ancora altre azioni sono al vaglio del Cantone e della Confederazione: «Dobbiamo ancora identificare ulteriori misure, come ad esempio potrebbe essere il trasferimento di letti di ghiaia con uova di alborelle dal Verbano al Ceresio; inoltre vogliamo valutare se e come migliorare il transito, se c’è, tra i due laghi, affinché sia l’alborella stessa a risalire la via».

Un’impresa per nulla scontata, dunque, per favorire il ripopolamento di questo pesce nel lago Ceresio. 

Qui potete trovare l'articolo originale di Maria Grazia Buletti su azione.ch.

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