Nuovo Concetto bosco e selvaggina
17. maggio 2016
Volentieri sottoponiamo alla vostra attenzione le nostre osservazioni, sperando che possano contribuire a migliorare il nuovo Concetto di bosco e selvaggina.
In generale il documento è interessante, ma è molto orientato verso gli aspetti venatori. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, a nostro avviso, restano in secondo piano altri aspetti altrettanto importanti.
· Anzitutto ci sembra che in questo concetto manca il cinghiale. Anche se è vero che esso non causa direttamente danni al bosco, rappresenta però con la sua attività di scavo una causa frequente e regolare di cadute sassi e alberi come pure di instabilità dei pendii. Inoltre, con le sue attività di scavo nelle radure, riduce l’offerta alternativa di pascoli fuori dal bosco per la selvaggina.
· Manca una presentazione esplicita dei dati sull’evoluzione dei danni nel tempo (anche se leggendo il rapporto si capisce che i dati ci sono). Sarebbe interessante vederli in un grafico per capire se i danni sono aumentati nel tempo o meno.
· Manca pure un grafico che metta in relazione i danni da brucamento con le stime delle densità delle popolazioni di ungulati fornite dai guardacaccia. Anche in questo caso i dati ci sono ma non sono messi in relazione tra di loro.
· Il catalogo delle misure è molto (troppo?) dettagliato per quanto concerne gli aspetti venatori, mentre rimane molto vago sugli altri aspetti. Per avere maggiori possibilità che vengano implementate anche le altre misure occorre specificare meglio nel rapporto degli obiettivi quantitativi con le relative scadenze temporali (ad es. quantificare il numero di ettari di radure da recuperare ogni anno).
· Nel rapporto si propone di eventualmente sistemare nel bosco degli apparecchi a ultrasuoni per allontanare la selvaggina: secondo noi la misura è in conflitto con la tutela di altre specie legate al bosco (in particolare pipistrelli, ma anche altre specie di mammiferi e uccelli) e la escluderemmo.
· L’impatto positivo dei grandi predatori viene sottostimato. È vero che attualmente ci sono pochi lupi e l’effetto di regolamento della fauna selvatica è scarso. Tuttavia, nel caso si insediassero dei branchi in pianta stabile, le popolazioni di ungulati modificherebbero il loro comportamento e la loro distribuzione sul territorio. A medio termine è possibile che i branchi porterebbero addirittura a un drastico ridimensionamento dei danni dovuti agli ungulati. Ribadiamo quindi l’importanza di un monitoraggio dei danni e una loro messa in relazione con le stime di densità degli ungulati e di presenza del lupo. Il concetto dovrebbe inoltre tenere adeguatamente conto dei vantaggi derivanti dalla presenza del lupo e prevedere un impegno attivo della Sezione forestale per favorire il ritorno del grande predatore presso l’opinione pubblica e gli allevatori, nonché un contributo nell’elaborazione e nella messa in atto di un concetto cantonale ‘grandi predatori’.
Vi ringraziamo sin d’ora per l’attenzione che vorrete dare alle nostre osservazioni e cogliamo l’occasione per formulare i nostri più distinti saluti
Qui potete trovare la versione pdf.