Nucleare o idro? E’ giunto il momento di scegliere
14. novembre 2016
L’Azienda elettrica cantonale (AET) - ex gioiello di famiglia - registra perdite milionarie: 43 milioni di deficit nel 2015. E nel prossimo futuro – se non verranno disattivate le centrali nucleari – non andrà meglio. Lo attestano i prezzi del mercato di riferimento tedesco a lungo termine che rimarranno bassi almeno fino al 2020 (oltre non vi sono ancora quotazioni). In base a questo scenario le perdite cumulate da AET nel periodo 2015-20 potranno facilmente superare i 250 milioni di franchi.
Perché siamo giunti a tanto? In molti puntano l’indice sui sussidi tedeschi al nuovo rinnovabile, ritenuti massicci. Questa è una risposta semplicistica, ideologica e che non corrisponde alla realtà, ben più complessa. Per citare solo un esempio, il carbone in Europa gode ancora oggi di 40-45 miliardi di franchi di sussidi diretti ai quali vanno aggiunti 120 miliardi di costi ambientali (clima e salute) non coperti e semplicemente ribaltati sui cittadini. Come per il nucleare, la verità dei costi nel mercato energetico rimane una chimera.
Le difficoltà attuali delle aziende idroelettriche e nucleari nascono soprattutto dalla loro cronica incapacità di leggere il futuro. Le numerose previsioni di forte crescita dei consumi non si sono mai avverate, mentre la crescita del nuovo rinnovabile (sole ed eolico) è sempre stata sottostimata. Così, mentre da un lato si sono stimolate politiche per incentivare le energie pulite, dall’altro si è continuato a investire nelle energie tradizionali e sporche. La stessa AET ha investito 35 milioni nella centrale a carbone di Lünen (Germania) e solo l’iniziativa dei Verdi ‘Per un’AET senza carbone’ ha bloccato un secondo investimento. Dopo anni di investimenti in nuove centrali di produzione e consumi stagnanti il mercato si trova in netta sovrapproduzione. I costi dell’energia sono crollati a 2-3 centesimi al kWh, mandando fuori mercato l’idroelettrico - che produce a 4-6 centesimi - e il nucleare che ha costi ben superiori ai 5 dichiarati.
Ma se AET registra perdite colossali non è solo a causa della maggioranza borghese in governo e parlamento che ha fortemente voluto l’investimento nel carbone tedesco. La stessa maggioranza, a Berna, ha liberalizzato il mercato per i soli grandi consumatori. Molti cittadini si chiedono come mai la loro bolletta non è diminuita se il prezzo dell’energia sul libero mercato è crollato. Domanda legittima che ha una risposta semplice: le aziende distributrici sono in competizione per mantenere i loro clienti liberi (e che consumano molta energia), quindi a beneficiare degli sconti sono state inevitabilmente le industrie e i gruppi che possono scegliere liberamente dove acquistare energia. I piccoli consumatori, sottoposti a regime di monopolio, non possono scegliere il fornitore e quindi continuano a pagare la medesima bolletta. Una buona notizia arriva però dal Tribunale federale che ha recentemente sentenziato che le aziende distributrici devono spalmare equamente i minor costi tra clienti fissi e clienti liberi. Le bollette, dal 2017, dovrebbero quindi scendere anche per i piccoli consumatori.
Nulla a vedere con le perdite milionarie di AET, mi direte. E invece sì. I grandi consumatori, che totalizzano la metà circa dei consumi di questo cantone, stanno beneficiando largamente del crollo dei prezzi, ma nel contempo dimostrano scarsa responsabilità per il territorio e l’ambiente. Pur di risparmiare sul costo del kWh - invece di investire nell’efficienza energetica - stanno acquistando praticamente solo energia grigia disponibile in abbondanza e a basso costo sul mercato. Questa energia contiene di tutto, ma in buona parte è energia sporca prodotta all’estero. L’etichettatura sulla provenienza dell’energia pubblicata dalle aziende distributrici ticinesi certifica il crollo delle vendite dell’energia di provenienza rinnovabile e locale (di AET) a scapito di quella grigia dal 2013 a oggi (si veda www.stromkennzeichnung.ch. In Ticino l’idroelettrico produce in media 3 miliardi
di kWh di energia, più o meno, quello che si consuma. Ma purtroppo oggi solo 1 miliardo viene valorizzato in Ticino, soprattutto presso i clienti vincolati di AMB, AIL e SES. La maggioranza dell’energia acquistata è grigia e proviene da fuori cantone. Chi accusa - ingiustamente - gli iniziativisti di rendere la Svizzera maggiormente dipendente dall’estero in caso di chiusura delle centrali, sono gli stessi che hanno liberalizzato il mercato per i grandi consumatori e spalancato le porte al consumo di energia sporca ed estera. A scapito dell’energia idroelettrica indigena e degli interessi della nostra azienda cantonale. Altre al dumping salariale subiamo anche il dumping ambientale!
Per concludere. L’avanzata delle energie rinnovabili non è destinata ad esaurirsi, anzi, dopo gli accordi sul clima di Parigi ha ulteriormente accelerato. In molte regioni il nuovo rinnovabile è competitivo anche a livello economico e lo sarà sempre di più nei prossimi anni. In Europa ogni 6 mesi vengono installati impianti che producono tanta energia rinnovabile quanta ne producono le 5 centrali nucleari svizzere. Il prezzo dell’energia sul mercato è quindi destinato a rimanere basso e le difficoltà per il settore idroelettrico sono lungi dall’essere risolte. Unico spiraglio di ottimismo: se il 27 novembre il popolo svizzero deciderà di spegnere, a tappe, le centrali nucleari svizzere. Oggi, la chiusura forzata di Beznau 1 e quella di Leibstadt hanno permesso una ripresa temporanea dei prezzi sul libero mercato (Leibstadt verrà riattivata a febbraio 2017) ridando ossigeno ad AET. Considerata l’attuale sovrapproduzione abbiamo la possibilità di scegliere: o spegniamo a tappe il nucleare o rischiamo di danneggiare per sempre l’idroelettrico. Visto che il Ticino è un cantone dove la risorsa acqua è da sempre importantissima e a questi benefici si potranno aggiungere i posti di lavoro creati nei settori del solare e della legna grazie alla svolta energetica, non ho dubbi che il Ticino dirà un chiaro SI all’uscita pianificata dal nucleare.