Lunga vita al gregge!

26. aprile 2017

Instancabili lavoratrici ligie al dovere, le pecore tosaerba delle Ferrovie federali svizzere fanno scuola oltre confine

Azione.ch - Circa 2700 ettari di scarpate lungo la rete ferroviaria (pari a 3800 campi di calcio) da falciare, 22 ore di lavoro, 2 ore di riposo, 10-20 metri quadrati al giorno e 80 pecore. Dal 2015 queste ultime sono le instancabili «operaie tosaerba» delle Ferrovie federali svizzere (FFS). Risale a qualche anno fa la pensata delle FFS quando ingaggiò un gregge di pecore per mantenere pulite le tratte ferroviarie e le loro scarpate, liberandole da sterpi ed erbacce: «Un sistema semplice ed economico», affermano gli addetti ai lavori.

Le «lavoratrici lanose» sono già state impegnate in precedenza, sempre dalle Ferrovie federali svizzere, per «falciare» più di 6mila ettari di terrapieni erbosi lungo le tratte ferroviarie del Paese. Sono passati quasi un paio d’anni da quando, nel presentare le originali collaboratrici, il portavoce delle FFS Daniele Pallecchi ha annunciato: «Abbiamo un totale di 80 pecore impiegate con la nostra società e non è dunque una sorpresa se i nostri percorsi ferroviari sono molto puliti». 

E pare proprio che la pecora si sia rivelata migliore del tosaerba, rispetto al quale presenta parecchi vantaggi: «In primo luogo, le pecore al pascolo favoriscono la biodiversità». Difatti, esse non estirpano tutto come una macchina e perciò continuano a crescere differenti tipi di piante erbacee. «In secondo luogo, le pecore hanno cura del terreno, mentre i tosaerba possono causare danni al tappeto erboso e alla vegetazione, soprattutto se usati su scarpate particolarmente ripide». Il terzo e ultimo motivo che ha convinto le FFS nell’impiego delle pecore risiede nella loro elegante discrezione: «Sono meno rumorose del tosaerba, e sono molto più carine!». 

Pensando al fatto che ogni pecora è attiva per circa ventidue ore al giorno, su una superficie delle dimensioni di una grande camera, nasce spontaneo il sospetto che il gregge debba lavorare parecchio. Troppo? Le FFS fanno sapere che  le pecore, in realtà, non lavorano affatto: «Vivono e fanno ciò che qualsiasi altra pecora fa: si muovono e brucano, poi si stendono continuando a ruminare». Proprio per questo pare svolgano il loro compito «di buon grado», in sintonia con la loro indole naturale, senza forzature da parte dell’essere umano. 

Si tratta di 80 capi di razza Skudde: «Un’antica razza minacciata di estinzione negli anni Settanta». Sono pecore robuste, si adattano facilmente e preferiscono un’alimentazione variata: «Amano nutrirsi di cibo magro, ricco di fibre, selezionato tra diverse specie, proprio come si presentano le scarpate lungo i binari». Le pecore Skudde sono una razza protetta da Pro Specie Rara e in Svizzera sono piuttosto rare. Un ulteriore motivo d’orgoglio per le FFS che, impiegandole in questo nobile compito di pulizia, favoriscono la conservazione della razza. 

Vien da chiedersi se il lavoro così prossimo ai binari e al passaggio dei treni sia sicuro, e le pecore non siano in pericolo. Ma  anche su questo aspetto le rassicurazioni delle FFS non tardano ad arrivare: «Si muovono lungo le rotaie, ma non sussiste alcun pericolo che esse riescano a giungere sui binari e nemmeno nelle loro adiacenze, in quanto il “luogo di impiego” è protetto da un sistema di recinzione rinforzato da una rete di contenimento neve nei punti più pericolosi». Come se non bastasse, la recinzione è composta da corde con fili in metallo intrecciati ed è percorsa da corrente, in modo che esse desistano dal provare a sfondarla: «Le pecore rimangono così al sicuro, sul prato». E non si lasciano quasi mai disturbare: «Imparano velocemente se un rumore significa o meno pericolo e quando passa un treno continuano a pascolare tranquillamente». Scopriamo che, stranamente, esse non sono sensibili al rumore e perfino il 1° di agosto non si spaventano di fronte ai fuochi d’artificio e ai razzi. «Ciò che tuttavia non tollerano sono i cani che abbaiano». 

Coraggiose e noncuranti dei passaggi del treno, le pecore continuano imperterrite a brucare e a «tosare» le scarpate, facendo gioco di squadra: «Vivono in gregge e non sopravvivrebbero separate, perché da sole avrebbero paura e soffrirebbero di stress fino al punto di mangiare poco e ammalarsi, col tempo». 

Le FFS non hanno interesse che mangino poco, perciò le loro pecore tosaerba vivono in greggi di almeno dieci capi, anche se può accadere che pascolino in gruppi fino a 50 soggetti. E sono pure resistenti alle intemperie: «Quando è caldo lasciano ciondolare la testa, ma non sono tristi o sofferenti». Pare si tratti di una difesa: «L’aria vicina al suolo è più fresca e, dunque, prediletta dalle pecore che, in caso di pioggia battente, si ritirano in un rifugio o rimangono ferme in posizione in modo da impedire che l’acqua penetri nel loro manto di lana a causa del movimento». 

Con quest’iniziativa originale delle FFS, la Svizzera ha fatto scuola insieme alla Francia, tanto che già da qualche anno l’impiego delle greggi di pecore tosaerba è presente anche in qualche luogo della vicina Penisola. Ad esempio, il comune di Ferrara ha ingaggiato un gregge di pecore per tagliare l’erba del Sottomura, alle porte della città. Un altro gregge, col proprio pastore bresciano Massimo Freddi, è addirittura arrivato a Ponti Spagna, nel Bondenese. E a Lodi, sempre nel 2015, la giornalista Silvia Canevara ha deciso di dare una svolta alla sua vita, dando via al progetto Pecorelle, insieme ai suoi lanosi toserba a quattro zampe che si sostituiscono ai mezzi meccanici nella manutenzione dei campi.

Stendhal disse che il pastore cerca sempre di convincere il gregge che gli interessi del bestiame e i suoi sono gli stessi. Pare che le Ferrovie federali svizzere e i pastori italiani di cui abbiamo avuto notizia abbiano fatto lo stesso, pensiamo, con grande soddisfazione anche da parte degli ovini. 

Qui potete leggere l'articolo originale di Azione.ch.

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