L'orso bruno sulle Alpi del Trentino: per sopravvivere deve migrare?
08. marzo 2016
Repubblica.it - QUESTA è la storia di una convivenza quasi ventennale tra l'uomo e l'orso, in un territorio naturale unico e fortemente antropizzato: il Trentino Occidentale. È una storia di convivenza tra diversi, dunque una storia non facile. L'homo sapiens, d'altronde, fa fatica anche a convivere con individui della sua stessa specie. L'uomo da una parte, anzi ovunque, con le sue esigenze di libertà, sicurezza, dominio assoluto sugli eventi e sulla natura; l'orso, dall'altra, il grande predatore europeo, praticamente scomparso dalle Alpi, reintrodotto grazie a uno dei più importanti progetti naturalistici italiani ed europei. Un successo, dal punto di vista biologico. Una sfida culturale e sociale ancora tutta da giocare.
Life Ursus. L'orso bruno, in realtà, non è mai scomparso dal Trentino, unica zona delle Alpi a poter vantare una continuità plurisecolare della sua presenza. Il regime di protezione, istituito a partire dal 1939, non ha però scongiurato il rischio estinzione. La persecuzione diretta da parte dell'uomo e, in misura minore, le modificazioni ambientali intervenute negli ultimi due secoli, hanno ridotto l'originaria popolazione a soli tre-quattro esemplari confinati nel Brenta nord-orientale: gli ultimi grandi plantigradi delle Alpi. Era la fine degli anni Novanta del Novecento quando qualcuno pensò e mise in atto il progetto Life Ursus, cofinanziato dall'Unione Europea. Tra il 1999 e il 2002 vennero rilasciati 10 orsi (3 maschi e 7 femmine) provenienti dalla Slovenia, che hanno originato la popolazione attuale di 40-50 esemplari. Detta così sembra un'operazione facile, ma favorire l'insediamento, la riproduzione e l'aumento della popolazione di un predatore così grande in valli che lo ospitavano storicamente, ma che accolgono anche centinaia di paesi, non è stata un'impresa da poco. C'è voluto l'impegno costante e continuativo della più estesa area protetta del Trentino (il parco naturale Adamello-Brenta), della Provincia autonoma e dell'Ispra, per avviare e proseguire il progetto. E l'orso si è insediato, ambientandosi bene nei boschi di latifoglie, nelle peccete, nei lariceti; tra il ghiacciaio Adamello-Presanella, uno dei più grandi d'Europa, e le rocce calcaree delle Dolomiti di Brenta. Qui ha trovato il suo habitat, le sue tane invernali, il cibo per sopravvivere e da qui sta espandendo il suo territorio di caccia: gli spostamenti accertati hanno interessato province e Stati limitrofi. Esemplari trentini sono stati avvistati in provincia di Bolzano, sull'Altopiano di Asiago, nel Bergamasco, a Tremosine sul lago di Garda, sul Monte Baldo veronese, in Austria, Svizzera e Germania. Sono soprattutto i maschi a spostarsi moltissimo: si stimano home range medi di oltre 2.000 chilometri quadrati. Al contrario di lupi e linci gli orsi non sono animali territoriali: migrano stagionalmente. Come l'orso che dal Bellunese è arrivato nella zona del Brenta nella stagione degli amori. Altri casi confermano, tragicamente, l'assunto: sono quelli dei tre orsi trentini abbattuti in Germania (2006) e in Svizzera (2008 e 2013).
L'uomo e l'orso. I grandi spostamenti di questi mammiferi, inevitabilmente, portano all'incontro con gli uomini. E imbattersi in un animale che può pesare anche 250 chili, alto 2 metri e mezzo (come un autobus), che corre a 50 chilometri l'ora, nuota e si arrampica sugli alberi, può indubbiamente costituire un'esperienza unica. "I plantigradi hanno sorpreso chi non si aspettava che si comportassero da orsi", afferma Andrea Mustoni, biologo e zoologo del Parco Adamello-Brenta. Il venir meno del consenso sociale sul territorio è il più concreto scoglio del progetto orso: nel 2011 il livello di accettabilità e consenso all'interno della popolazione era sceso drasticamente (30,3% i favorevoli, 64,6% i contrari) rispetto ai primi anni del progetto, quando la stragrande maggioranza era pro-orso: nel 1997 era il 73%.
Claudio Groff, esperto di orsi, lavora per il Servizio foreste e fauna della Provincia di Trento ed è convinto che la conoscenza sia alla base della convivenza: "Dobbiamo sconfiggere l'ignoranza, perché fa aumentare timori e pregiudizi". Saper accettare qualche scomodità e qualche paura è il prezzo da pagare per beneficiare di una ricchezza ambientale assoluta. "Per la convivenza uomo-orso la questione sociale è fondamentale. E dipende tutto dall'uomo". In realtà anche gli orsi, in Trentino, devono accettare qualche limitazione alla loro vita selvaggia. Le azioni di dissuasione nei confronti degli individui più aggressivi possono arrivare fino all'abbattimento dell'animale "per poter salvare la specie stessa, sempre nel rispetto della direttiva UE Habitat", chiosa Groff.
Rapporto orso. A proposito di conoscenza, il Servizio foreste e fauna della Provincia di Trento pubblica annualmente il "Rapporto orso", sulla situazione dell'orso bruno e sull'attività di gestione. L'obiettivo è duplice: da un lato fornire una corretta informazione, aggiornata e dettagliata sullo status della piccola popolazione che gravita in Trentino e nelle regioni adiacenti, dall'altro registrare in maniera sistematica una serie di dati necessari agli addetti ai lavori. A partire dal 2003, la Provincia ha avviato anche una specifica campagna di informazione denominata "Conosci l'orso bruno". In questa attività di comunicazione il Servizio foreste e fauna è stato sempre affiancato dal Parco naturale Adamello Brenta e dal Museo delle scienze di Trento, focalizzato sulle attività didattiche per le scuole. A Trento e dintorni, dunque, si fa di tutto per provare a radicare nella cultura e nella vita della società la presenza dell'orso. Un'operazione forse più ardua della reintroduzione naturalistica.
Cani da orso. E dove l'informazione non basta, entra in gioco il miglior amico dell'uomo. I cani rappresentano un utile strumento per la gestione di situazioni critiche come la dissuasione di orsi problematici o le verifiche a seguito di investimenti o danni al patrimonio zootecnico. Nel 2014 sono stati attivati in più di 20 azioni, tra le quali anche attività di antibracconaggio e controlli di tane.
A due passi dalla città. Trento, adagiata sulla valle dell'Adige, non è proprio un luogo selvaggio, e non lo sono nemmeno le montagne più prossime alla città. Non lo è la Paganella, il comprensorio sciistico con vista mozzafiato sulle Dolomiti di Brenta, raggiungibile in mezz'ora dal capoluogo. Eppure anche qui vive l'orso: passeggia per i boschi e i prati che circondano Andalo, Fai, Molveno, lascia le sue tracce e fa parlare di sé. Gli operatori turistici da una parte lo temono, ma dall'altra l'hanno un po' adottato. L'orso si presenta come un affare per il turismo: nel maggio 2011 il gruppo di ricerca dell'Università di Trento coordinato da Marco Ciolli ha stimato il suo valore pubblicitario: 11 passaggi sulle tv nazionali in tre settimane equivalgono a un investimento di 360 mila euro.
In Europa. Uomo e grandi carnivori possono convivere sulle Alpi, anche se le nostre valli non hanno mantenuto la stessa wilderness della Siberia. Basta trovare il giusto punto di equilibrio. Questo il messaggio che il Trentino diffonde in Europa. Gli effetti del ritorno del lupo e dell'orso sull'agricoltura di montagna e sull'allevamento, per esempio, sono stati oggetto di un recente confronto internazionale tra Baviera, Austria, Svizzera, Italia e Francia e il Trentino ha fatto scuola. È ancora Groff a parlare: "È importante considerare le altre esperienze continentali e scambiarsi le buone prassi. Esistono molti progetti di successo in Spagna (nelle Asturie), in Abruzzo, sui Pirenei, in Slovenia. Ed esistono anche casi di fallimento (in Stiria, Austria) o di crescita troppo lenta (Francia)". La rete transfrontaliera consolidatasi negli anni e il coordinamento con gli altri Stati e Regioni sono elementi essenziali per il successo delle politiche ambientali. Numerose iniziative europee consentono la circolazione delle idee e dei finanziamenti. Qualche esempio: il progetto Life Dinalp Bear, con capofila il Servizio foreste sloveno e alcuni partner austriaci, croati e italiani; la Piattaforma grandi carnivori della Convenzione delle Alpi; le azioni per la gestione dei grandi carnivori coordinate dalla Commissione europea.
Uno degli obiettivi di lungo periodo è quello di spalmare la popolazione degli orsi lungo tutto l'arco delle Alpi e provare a riunire gli esemplari alpini a quelli balcanici. Idea lungimirante che ci svela una verità: per sopravvivere, a volte, occorre migrare.
Qui potete trovare l'articolo originale di Marco Angelillo.