Le regole per investire rispettando l’ambiente
30. marzo 2016
LaStampa.it - E se fosse possibile essere più sostenibili anche nel modo in cui investiamo i nostri risparmi, affinché diventino un elemento positivo per l’ambiente? Un investimento in tutti i sensi, per renderci parte attiva, orientare, per quanto possibile, il sistema e avere un ritorno non solo immediato e personale, ma anche diffuso, tanto a livello sociale che temporale?
«I dati dimostrano che è un obiettivo fattibile e che, in un orizzonte di medio e lungo periodo, integrando l’analisi finanziaria con quella ambientale, la redditività è più alta. A riprova che l’elemento dell’ecocompatibilità negli investimenti non è per nulla penalizzante, ma anzi conviene economicamente». Ad affermarlo è Francesco Bicciato, segretario generale del Forum italiano per la finanza sostenibile, l’associazione che riunisce sindacati, società di ricerca, consulenza e formazione, index provider, banche, associazioni di categoria e di consumatori e ha come obiettivo l’aumento della massa degli asset investiti secondo valutazioni di responsabilità sociale e la loro crescita in termini di efficacia.
I modi per approcciarsi a questo mondo sono diversi. Si può strutturare un portafoglio solo seguendo criteri ambientali. Si può decidere di escludere esplicitamente, sulla base di determinati principi di ecocompatibilità, singoli soggetti o settori che emettono strumenti finanziari. Si possono privilegiare gli investimenti migliori all’interno di una categoria o di una classe, secondo parametri di sostenibilità. Ci si può focalizzare unicamente su uno o più temi, come ad esempio l’efficienza energetica. O ancora, si può esercitare il proprio diritto di voto in qualità di azionisti green. E perché no, impegnare capitali in imprese, organizzazioni o fondi che si pongono l’obiettivo di ottenere, oltre ad un ritorno di denaro, un impatto ambientale positivo.
«Gli investitori – aggiunge Bicciato – devono però essere posti in condizione di prendere decisioni consapevoli, considerando anche le conseguenze non finanziarie delle proprie scelte. La responsabilità etica spetta a chi esercita l’attività economica e a chi la sovvenziona. Sono quindi fattori cruciali trasparenza e completezza nelle informazioni fornite dagli operatori; il grado di cultura finanziaria dei risparmiatori. E infine, la volontà politica di rendere il modello economico prevalente più coerente con i principi della sostenibilità».
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