La Svizzera deve adattarsi ai cambiamenti climatici
28. agosto 2017
La Svizzera è particolarmente interessata dai cambiamenti climatici. Dall'inizio delle misurazioni nel 1864, la temperatura media in Svizzera è cresciuta di 2 gradi centigradi, ossia più del doppio rispetto all'aumento medio mondiale (0,9 gradi). Con un riscaldamento mondiale medio limitato a due gradi, come previsto dall'Accordo di Parigi sul clima, la temperatura in Svizzera potrebbe aumentare ulteriormente da uno a tre gradi entro il 2060.
Gli effetti sono percettibili: nelle città si creano delle isole di calore, localmente si verificano penurie d'acqua, i pendii ripidi delle montagne nelle valli alpine diventano instabili, come lo dimostra la recente frana a Bondo, nel Cantone dei Grigioni (cfr. scheda).
La massiccia riduzione dei gas serra a livello mondiale è lo strumento prioritario nella lotta contro il riscaldamento climatico. Nel quadro dell'Accordo di Parigi sul clima, la Svizzera si è impegnata a ridurre, entro il 2030, del 50 per cento le emissioni rispetto al 1990. Nel corso di una conferenza stampa dedicata all'adattamento, tenutasi il 28 agosto 2017 a Berna, il direttore dell'UFAM Marc Chardonnens ha dichiarato che, «dal momento che il riscaldamento climatico può soltanto essere limitato, l'adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici riveste un'importanza crescente».
Una sfida per l'intera società
I cambiamenti climatici devono essere affrontati come sfida per tutta la società. L'aumento della temperatura e le modifiche del regime di precipitazioni hanno conseguenze non solo a livello ambientale ma anche economico e sociale.
La Confederazione coordina le misure di adattamento e mette a disposizione le basi e le conoscenze necessarie a tal fine, come ad esempio il programma di ricerca sugli effetti del riscaldamento per le foreste o l'analisi delle conseguenze del riscaldamento per l'idrologia (CCHydro).
«Poiché gli effetti variano da una regione all'altra, i Cantoni, le regioni e i Comuni svolgono un ruolo importante nell'adattamento», ha precisato Marc Chardonnens. L'UFAM ha quindi elaborato un'analisi dei rischi in collaborazione con otto Cantoni per individuare gli effetti regionali dei cambiamenti climatici. I risultati saranno presentati a fine 2017.
Sotto la direzione dell'UFAM, la Confederazione ha lanciato nel 2013 un programma pilota inteso a mostrare come la Svizzera può adattarsi ai cambiamenti climatici basandosi su progetti concreti. Quattro dei 31 progetti del programma sono stati presentati ai media a Berna, Liestal e Jussy (GE) il 28 agosto 2017 (cfr. riquadro).
Agire ora per ridurre i rischi e i costi
Tali lavori hanno avviato una dinamica e hanno permesso di sensibilizzare le autorità circa la necessità di agire. Numerosi Cantoni, regioni e Comuni hanno elaborato una loro strategia e sviluppato misure di adattamento.
Tale impegno va rafforzato. Le conseguenze dei cambiamenti climatici devono essere tenute in considerazione in tutti i settori: ambientale, economico e sociale. Prepararsi sin d'ora è in effetti più vantaggioso che gestire i danni causati dai cambiamenti climatici man mano che si presentano, anche perché le esigenze in materia di adattamento e i costi cresceranno con l'aumento previsto delle temperature. È necessario l'impegno di tutti: Cantoni, regioni, Comuni, imprese e popolazione. «Gli effetti dei cambiamenti climatici riguardano noi tutti e possiamo fronteggiare queste nuove sfide solo agendo insieme», ha sottolineato Marc Chardonnens.
Adattamento della Svizzera ai cambiamenti climatici
Il programma pilota «Adattamento ai cambiamenti climatici» è coordinato dall’UFAM e vi partecipano gli Uffici federali della protezione della popolazione (UFPP), della sanità pubblica (UFSP), dell'agricoltura (UFAG), dello sviluppo territoriale (ARE) e della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV).
I 31 progetti riguardano la penuria d’acqua, i pericoli naturali, gli ecosistemi, l’utilizzo del suolo, lo sviluppo delle aree urbane, il trasferimento del sapere e le questioni relative alla governance. Vi hanno partecipato servizi cantonali, regioni, Comuni, università, istituti di ricerca e imprese. Il 28 agosto, l’UFAM ha presentato quattro progetti ai media.
A Berna, la Scuola universitaria professionale di scienze agrarie, forestali e alimentari (hafl) e la città di Berna hanno identificato le esigenze climatiche di differenti specie di alberi piantati in città ed elaborato delle raccomandazioni per lo sviluppo degli spazi verdi urbani.
Lo Swiss tropical and Public Health Institute (Swiss TPH) ha mostrato che gli effetti delle temperature estive sulla parte sensibile della popolazione potrebbero essere smorzati. Dopo l’estate del 2003, il Canton Ticino e numerosi Cantoni romandi hanno elaborato dei piani cantonali per contrastare le ondate di caldo. La mortalità legata alla canicola è diminuita nelle città che hanno beneficiato di tali piani cantonali, mentre non è stato registrato alcun calo nelle altre città.
Il Cantone di Basilea Campagna si è occupato della gestione razionale delle acque di superficie quando i deflussi sono ridotti, la temperatura dei corsi d’acqua aumenta e il fabbisogno di acqua è elevato. Sono state elaborate 20 misure volte a promuovere in particolare l’infiltrazione delle acque meteoriche e la rivitalizzazione dei corsi d’acqua.
La Scuola universitaria Hepia («Haute école du paysage, d’ingénierie et d'architecture de Genève») ha sviluppato un sistema di rilevazione, in città e nelle campagne, dei parassiti invasivi delle piante coltivate, in particolare della cimice asiatica. Inoltre ha elaborato raccomandazioni concernenti i mezzi per contenere la propagazione dei parassiti grazie, in particolare, alla scelta delle colture.
L’ultimo numero della rivista dell’UFAM «umwelt/environnement», pubblicato oggi 28 agosto 2017, presenta altri progetti di adattamento del programma pilota. Ad esempio i Comuni di Guttannen e Innertkirchen, minacciati dalle colate detritiche provenienti dalla regione del Grimsel, hanno messo a punto una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. E la città di Sion ha sviluppato degli strumenti per contrastare le isole di calore urbane.
Qui il comunicato stampa dell'UFAM.
Indirizzo cui rivolgere domande
Marc Chardonnens, direttore dell’UFAM, tel. 079 675 04 20
Roland Hohmann, capo della sezione Reporting sul cima e adattamento ai cambiamenti, UFAM, tel. 079 548 07 67
Sezione Media UFAM, 058 462 90 00