La sparizione dei ghiacciai svizzeri alimenterà i conflitti per l’acqua
26. novembre 2019
Swissinfo - Iniziamo con la buona notizia: in futuro, le montagne ricoperte di ghiaccio continueranno a fornire acqua a sufficienza durante l'anno, scrive Matthias Huss, direttore della Rete svizzera di monitoraggio dei ghiacciai (Glamos). Nei mesi estivi, l'acqua immagazzinata nei ghiacciai consente di stabilizzare il livello dei fiumi, attenuando gli effetti di siccità sempre più frequenti.
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Il rovescio della medaglia è che i ghiacciai diventano sempre più piccoli. Un giorno, l'acqua di disgelo che scorre a valle inizierà a diminuire, fino forse ad esaurirsi. Un punto di svolta ("peak water") che è già stato raggiunto nella maggior parte dei bacini idrografici del Sudamerica, ma non in Asia e nell'America del Nord, rileva Matthias Huss. "Nelle Alpi, il punto di flesso è adesso", sottolinea.
Acqua dai ghiacciai per 60 anni
I ghiacciai immagazzinano il 95% delle riserve di acqua dolce del pianeta. Non sorprende dunque che i circa 1'500 ghiacciai delle Alpi svizzere siano considerati dei preziosi serbatoi di acqua potabile. Serbatoi a cui la crisi climatica ha da qualche decennio - e soprattutto negli ultimi anni - allentato il tappo.
Con il rialzo delle temperature e il perdurare delle ondate di caldo, i ghiacciai si stanno ritirando a un ritmo accelerato. "Se le acque di scioglimento del 2017 venissero distribuite a ogni economia domestica del Paese, ognuna di esse potrebbe riempire una piscina di 25 metri!", scrive il WWF Svizzera.
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Le riserve idriche immagazzinate nei ghiacciai svizzeri ammontano a 57 km cubi di acqua, una quantità che coprirebbe il consumo di acqua potabile della popolazione svizzera (8,5 milioni di persone) per circa 60 anni.
Conflitti per l'acqua
Di fronte a queste cifre, sorge spontanea una domanda: quando i ghiacciai non ci saranno più, la Svizzera avrà problemi di approvvigionamento idrico? "Assolutamente no", risponde Paolo Burlando, professore di idrologia e di gestione delle risorse idriche al Politecnico federale di Zurigo (ETHZ).
"La Svizzera disporrà di acqua a sufficienza, anche considerando una popolazione di 10 milioni di persone attorno al 2050. Nelle Alpi, le precipitazioni continueranno ad essere importanti. Ciò che cambierà è la forma sotto cui l'acqua cade dal cielo: da nevosa, sarà sempre più liquida. Dovremo quindi gestire l'acqua in modo diverso", spiega a swissinfo.ch.
Il problema maggiore è legato al conflitto di utilizzo tra agricoltori e gestori di impianti idroelettrici. Ovvero tra chi vuole utilizzare l'acqua del fiume a valle per irrigare durante i periodi secchi in estate, e chi tende ad accumulare l'acqua a monte per poi usarla nei momenti di alta richiesta energetica in inverno.
Il fatto che in futuro ci saranno dei picchi di produzione idroelettrica anche nei mesi estivi - per far fronte alla crescente domanda di climatizzazione - consentirà di limitare in parte i conflitti, fa notare Paolo Burlando, che insiste sulla necessità di una gestione equa e sostenibile delle riserve idriche. Ad esempio, tramite la creazione di nuovi bacini di accumulo in montagna.
"In quest'ottica, le rinnovabili quali il solare e l'eolico potranno avere un ruolo importante. Penso ad esempio ai sistemi di pompaggio-turbinaggio", afferma Burlando.
Meno acqua nei grandi fiumi d'Europa
Lo scioglimento dei ghiacciai svizzeri avrà conseguenze notevoli e a lungo termine non solo per le valli alpine e l'Altopiano elvetico, ma anche per tutta l'Europa, prevede Matthias Huss.
Il professore di glaciologia al Politecnico federale di Zurigo ha calcolato che oltre il 25% dell'acqua del Rodano che confluisce nel Mediterraneo nel mese di agosto proviene dallo scioglimento dei ghiacciai alpini. Lo stesso vale per il Reno, il Danubio e il Po, ma con percentuali minori. È quindi prevedibile che quando questo contributo verrà a mancare, la navigabilità dei grandi fiumi ne risentirà, osserva Huss.
A causa del minore apporto dello scioglimento della neve e dei ghiacciai, la portata del Rodano potrebbe dimezzarsi entro la fine del secolo, secondo un articolo del quotidiano Le Monde. Un calo che sarebbe tangibile anche nei laghi e nei fiumi svizzeri quali l'Aar, afferma al portale online watson.ch lo svizzero Andreas Fischlin, membro del gruppo di esperti climatici dell'ONU (IPCC).
Navi più leggere
Già confrontati con le prolungate siccità degli ultimi anni, i responsabili dei trasporti fluviali in Svizzera stanno correndo ai ripari. "Per quanto riguarda la navigazione sul Reno, constatiamo che i periodi di acqua bassa sono sempre più frequenti. Ciò significa che le navi possono trasportare meno [merci] durante questi momenti: dalle 300 alle 900 tonnellate invece delle 3'000 tonnellate con livelli normali", ci scrive via e-mail Simon Oberbeck, portavoce dei Porti renani svizzeri.
Tra le soluzioni adottate dal settore c'è lo sviluppo di materiali da costruzione navale più leggeri, indica Oberbeck. Inoltre, a inizio 2019 è stata aumentata la profondità del canale di navigazione nella zona urbana di Basilea, così da permettere carichi maggiori durante i periodi di acqua bassa.