La ricca bellezza del Monte Generoso
10. ottobre 2017
Azione.ch - Si staglia isolato tra i due laghi insubrici del Ceresio e del Lario, come scriveva già nel 1863 il Lavizzari, famoso studioso ed esploratore del territorio ticinese oltre 150 anni or sono, che vi aveva fatto un’escursione nel 1849. È il Monte Generoso, o Calvagione a causa della mancanza di boschi nella sua parte sommitale. Estrema propaggine occidentale di quel vasto e continuo mondo calcareo e dolomitico che ha origine (in Europa occidentale) nella Stara Planina in Bulgaria, e che si sviluppa su un’area geografica estesa lungo oltre 1600 chilometri: attraverso la Macedonia, la Serbia, le Alpi Dinariche fino alle Dolomiti, alle Prealpi, dal Friuli e dal Veneto alla Lombardia e al Ticino, per esaurirsi ai modesti Pizzoni di Laveno sul lago Maggiore. In Piemonte, più a occidente, mancano le Prealpi.
Il Generoso è una montagna che fa riflettere chi non è un frettoloso e superficiale turista di passaggio. Ai piedi elvetici di questa montagna scorre un’incessante corrente di traffico, causando problemi di difficile soluzione. Ogni giorno e notte, migliaia di ruote rotolano senza posa, emblema di un mondo a sé ossessionato dalla fretta e dalle scadenze temporali. Sopra questi tracciati artificiali, e fino ai 1700 metri della vetta del Generoso, è il mondo arcaico, solenne ed eterno della Natura.
«È incredibile come a distanza di poche centinaia di metri possano convivere due mondi tanto differenti» (Angelo Valsecchi, 1990). In basso le ruote, in alto le testimonianze di una vita che si dipana da oltre 150 milioni di anni. Dal mare della mitica Tetide, che ha lasciato le sue impronte inconfondibili nelle rocce, al glacialismo che ha visto il suo termine definitivo 12mila-15mila anni or sono. Dai dinosauri e dalle ammoniti all’orso delle caverne. E, in epoca attuale, una vita animale e vegetale iniziatasi nei Balcani, con apporti dalle Alpi, dal Mediterraneo e dall’Atlantico, vero crocevia di articolate correnti di popolamento di differente origine. Esseri viventi i quali, e ciascuno, hanno una loro storia personale da narrare a chi è in grado di interpretarla e interessato a capirla. Alberi, fiori, insetti, uccelli e mammiferi. Dove è sorta la loro origine, come e quando sono giunti fino a qui, e qual è il loro posto e il loro significato nel grande scenario della Natura del Generoso, a giusta ragione ritenuto tale?
Un complesso palcoscenico che ospita il minuscolo coleottero millimetrico (Cephennium helveticum) che si cela nell’humus delle faggete, fino alla volpe, al tasso, al camoscio e allo scoiattolo, per non parlare degli alati. Fino alle vacche, alle pecore e alle capre, compagne dell’uomo giunto da alcune migliaia di anni a popolare questo monte un tempo rigoglioso di boschi fino in alto. Dalla minuscola corolla della silene fino a quella esuberante e maestosa della peonia officinale larga dieci centimetri (vedi foto). C’è posto per tutti e da vecchia data. Ma non c’è la stella alpina, l’Edelweiss, forse per la mancanza di magnesio nella roccia calcarea del monte. Al culmine dell’ultima glaciazione (Würm, 25mila anni or sono), il Monte Generoso era una frastagliata isola emergente dalle lingue glaciali discendenti dalle Alpi verso la pianura Padana. Un ghiacciaio non è soltanto un fenomeno morfologico e climatico che ricopre superfici più o meno ampie nella geografia di una regione. Ma è anche un potente e dinamico «nastro trasportatore» che defluisce verso il basso per gravità, convogliando sulla sua superficie enormi quantità di detriti: dal limo millimetrico al masso di parecchi metri cubi, che verrà definito «erratico».
Su questo nastro trasportatore costituito dagli apparati morenici (laterali e frontali), attraverso stadi successivi si insedia la vegetazione. Dapprima alghe e licheni, poi si crea la formazione di suoli maturi, di una cotica erbosa, infine arbusti e alberi. Il popolamento di una lingua glaciale è un fenomeno che si può osservare anche in epoca attuale al ghiacciaio di Aletsch nel Vallese, e al ghiacciaio del Miage in Valle d’Aosta. La vegetazione è all’origine di una lunga catena (successivamente «rete») alimentare, progressivamente sempre più complessa e articolata. Il ghiacciaio non è una immobile solitudine, come la definivano i pionieri dell’Ottocento. E la Natura del Generoso si è arricchita anche grazie all’apporto di tanti animali e vegetali, giunti dalle Alpi attraverso il «nastro trasportatore».
Già prima della costruzione della ferrovia a cremagliera, realizzata nel 1890 per merito del dottor Carlo Pasta, numerosi naturalisti cercatori di fossili e di fiori rari erano stati attirati dalla dovizia e dal significato di quanto andavano scoprendo. Doveva poi seguire, sempre più numerosa, la schiera degli specialisti (botanici e paleontologi studiosi di fossili) che studiavano e illustravano il valore scientifico delle continue scoperte sul monte. Grazie alla maggiore facilità di accesso in quota, si aggiungevano gli entomologi, che iniziavano a raccogliere e a studiare anche il ricco e per allora ancora sconosciuto patrimonio degli insetti. Rilevando il suo valore, poiché minuti coleotteri e rare specie di farfalle erano, all’epoca, note soltanto sul Generoso.
Fino all’ultimo dopo guerra, le guardie di frontiera si erano abituate a tollerare i frequenti sconfinamenti di innocui personaggi muniti di retini e di boccette, che oltrepassavano impunemente il confine da una parte all’altra: dalla Svizzera al versante italiano, e viceversa. La Natura ignora le frontiere create dall’uomo, e una farfalla non si arresta davanti a un cippo confinario! Inoltre all’epoca era molto attiva una «Insekten-Börse» frequentata a Basilea da commercianti di insetti, da collezionisti e da conservatori di musei, che vendevano, acquistavano e scambiavano. Numerosi di essi venivano appositamente «a caccia», perché il Generoso era di moda.
Nell’arco di tempo di qualche decennio, tra la fine dell’Ottocento e fino alla prima guerra mondiale, era stato tutto un fiorire di entusiastiche iniziative imprenditoriali, grazie alle quali erano state costruite ben sette funicolari nella regione dei laghi insubrici. Dal Mottarone sopra Stresa, alla Madonna del Sasso a Locarno, al Sacro Monte e Campo dei Fiori sopra Varese, al San Salvatore e al Monte Bré sopra Lugano, a Santa Margherita d’Intelvi sopra il Ceresio, e da Como a Brunate. Ma al Generoso scorreva una vera ferrovia a cremagliera trainata da una fumosa locomotiva a vapore, che emulava gli impianti del Rigi e del Pilatus.
Grande merito va riconosciuto a Gottlieb Duttweiler, il fondatore della Migros, il quale con lungimirante imprenditorialità, rilevava (dopo l’ultima guerra) e migliorava la struttura, valorizzando le sue potenzialità turistiche. Indirettamente, la Migros ha facilitato lo studio scientifico del Monte Generoso sotto molti punti di vista: la geologia e la paleontologia, 1’idrologia sotterranea, vitale per gli approvvigionamenti idrici, la flora e la fauna. In quanto con la ferrovia era assicurata la possibilità di accedere agevolmente in quota.
Un conto era salire al Generoso partendo da Milano e da Mendrisio, un conto era invece giungere comodamente seduti fino a 1600 metri.
Il Monte Generoso, uno degli esempi più significativi nelle Prealpi meridionali, è un prezioso scrigno di tesori naturalistici, racchiuso entro un perimetro di soli venti chilometri
di Alessandro Focarile