La nuova via d’acqua lunga 580 km

02. marzo 2017

Dopo più di mezzo secolo riapre il corridoio fluviale che porta i grandi migratori, come lo storione, la cheppia, il cefalo calamita e l’anguilla dal mare Adriatico fino alla Svizzera

Corriere.it - Fino a 55 anni fa, un’autostrada d’acqua lunga 580 chilometri veniva percorsa ogni giorno da migliaia di pesci. Dal mare Adriatico, alcune specie di grandi migratori, come lo storione, la cheppia, il cefalo calamita, l’anguilla, risalivano le acque del Po per arrivare al Ticino e sempre più su, fino al lago di Lugano, per cacciare, riprodursi, sfuggire ai predatori o all’inquinamento.  Un viaggio lungo, per alcuni di loro, fino a 580 chilometri. Nel 1962, però, la costruzione della diga artificiale di Isola Serafini e della sua centrale idroelettrica, nel tratto fra Cremona e Piacenza, sbarrò l’accesso e interruppe bruscamente queste migrazioni. Gli effetti devastanti sull’ecosistema si videro negli anni 80. Scomparvero due specie di storioni su tre, proliferarono le specie esotiche, l’ambiente naturale si impoverì e con lui la pesca.  Ora, però, l’antica «autostrada d’acqua» è in procinto di riaprire. Venerdì 17 marzo sarà ufficialmente inaugurata la scala di risalita per i pesci realizzata proprio accanto alla centrale idroelettrica Enel. Si tratta dell’impianto più grande e importante d’Italia ed è il nodo centrale, che ricollega il mar Adriatico al lago di Lugano. Altre quattro scale di risalita sono state costruite, negli ultimi dieci anni, per superare altre dighe sul Ticino e sul fiume Tresa, che collega il lago di Lugano e il lago Maggiore. Ma mancava l’anello di collegamento al mare. I lavori a Isola Serafini, eseguiti dalle Cooperative Costruzioni di Bologna, sono durati due anni. Il progetto, chiamato «Life ConfluPo», ha visto un investimento di circa 7 milioni di euro: 4 milioni 800 mila finanziati da AiPo e dall’Unione Europea solo per le scale. Gli altri sono arrivati da altri partner, come la Regione Lombardia, l’Emilia-Romagna e l’Enel e serviranno a finanziare il ripopolamento e il monitoraggio di alcune specie, in collaborazione con il Parco del Ticino. «In questi giorni saranno liberati nella zona di Vigevano, di Isola Serafini e poi del delta del Po in provincia di Rovigo, oltre tremila storioni, cresciuti negli incubatori del Parco del Ticino a Cassolnovo. Tutti saranno microchippati e un centinaio avranno anche un radiotrasmettitore, che comunicherà il loro passaggio a delle speciali boe, che sistemeremo nella foce del Po. Così sarà possibile seguire il loro viaggio», spiega Cesare Puzzi, ittiologo di Graia Srl, che insieme a Massimo Sartorelli ha curato la progettazione delle scale.


«L’impianto è simile a una scala a labirinto, con vasche ampie 5 metri che fanno da gradino e con la corrente attirano la risalita dei pesci.
In parte l’impianto è a cielo aperto ma c’è anche una lunga galleria che scende fino a 10 metri sottoterra, per bypassare un manufatto della centrale idroelettrica. Nella galleria c’è la sala di monitoraggio con le vetrate per osservare il passaggio dei pesci — racconta Ivano Galvani, dirigente Aipo e responsabile del progetto della Scala di Risalita —. Facendo i lavori abbiamo incontrato difficoltà inattese di carattere morfologico, che tuttavia siamo riusciti a risolvere restando nei tempi».

In questi giorni le scale sono già aperte per i test e i pesci cominciano a passare.
In tre anni, per le scale sul Ticino alle dighe di Porto della Torre e del Panpeduto, nel Varesotto, ne sono transitati oltre 100 mila. «Per il Po le stime sono di centinaia di migliaia di pesci l’anno e l’impianto di Isola Serafini permetterà anche una prima vera indagine non empirica sulla popolazione del Po», sottolinea Galvani. Le trote, il pesce persico, i cavedani, la tinca, la savetta: queste e altre specie migrano solo nei fiumi. Lo storione invece nasce nel Ticino, cresce in mare, e torna nel fiume a riprodursi.

La diga di Isola Serafini dista circa 300 chilometri dal mare.
I pesci devono risalirne altri 100 per arrivare fino alla foce del Ticino, quindi risalire il «Fiume Azzurro» per altri 110 fino al lago Maggiore. Qui ne fanno altri 50, per entrare nel Tresa, all’altezza di Luino, e infine raggiungere il lago di Lugano. I migratori per eccellenza? Le anguille, che percorrono tutto il tratto.  

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