La natura in città

20. luglio 2020

L’urbanizzazione e la densificazione degli spazi abitati pone la questione del verde e della biodiversità nelle aree urbane

di Marco Martucci, da Azione

Non è una novità ma il fenomeno è sempre più attuale e i numeri fanno impressione. Ormai, oltre la metà della popolazione mondiale vive in città e si prevede che, entro il 2050, il 70% dei 9,8 miliardi di abitanti del mondo abiterà in aree urbane. Per il nostro Paese è già una realtà: tre quarti degli svizzeri vivono in città e agglomerati urbani. 

La crescente urbanizzazione unita alla densificazione degli spazi abitati comporta molte implicazioni complesse e interconnesse e una di queste riguarda il ruolo della natura in città. Quanta natura è in grado di ospitare una città, quanto è importante la presenza della natura per i suoi abitanti e cosa possiamo fare per aumentare natura e biodiversità nelle aree urbane? 

Il tema è di stretta attualità ed è presente nella gestione del verde pubblico: lo si nota nelle costruzioni, con tetti e pareti verdi, viali alberati e parchi. Uno dei dieci obiettivi della Strategia Biodiversità Svizzera, «Uno spazio urbano di migliore qualità», si propone di promuovere la diversità biologica negli spazi insediativi, di preservare le specie tipiche di questi spazi e di consentire alla popolazione di vivere a contatto con la natura nel contesto abitativo e nelle zone ricreative. 

Un grande studio nazionale condotto fra il 2006 e il 2011 nelle città di Zurigo, Lucerna e Lugano e denominato «BiodiverCity» aveva evidenziato fra l’altro un’insospettata ricchezza di specie nelle città e la grande importanza per i cittadini del verde urbano di prossimità. Un aspetto finora poco studiato riguarda gli orti e i giardini urbani che, anche se di piccole dimensioni, sono numerosi, formano un vero e proprio mosaico con una superficie complessiva tutt’altro che trascurabile. Ad essi si è dedicato un recente studio interdisciplinare, condotto fra il 2015 e il 2019 dal WSL, l’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio e dall’Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica FiBL, finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica FNS. Il progetto di ricerca chiamato «BetterGardens» si è svolto in tre città, Zurigo, Berna e Losanna, con la collaborazione delle autorità locali e della Federazione svizzera dei giardini famigliari ed è stato una vera e propria indagine scientifica sul valore ecologico e sociale dei giardini urbani. 

Lo studio ha riguardato due tipi di giardini, quelli privati e quelli cosiddetti «famigliari», una realtà poco nota a meridione delle Alpi ma ben presente altrove, come nella Svizzera tedesca e romanda e in molte regioni d’Europa. Si tratta di appezzamenti di piccole e medie dimensioni messi a disposizione da associazioni o comuni a famiglie private, originariamente destinati soprattutto alla coltivazione di frutta e verdura e oggi ricchi anche di fiori e piante ornamentali. 

I gestori di questi orti sono affiliati a una federazione nazionale che conta oltre 26mila membri. Il progetto «BetterGardens» è stato diviso in quattro sottoprogetti. Il primo ha indagato i fattori che influenzano il comportamento del «giardiniere urbano», come regolamenti, norme sociali, attitudini e credenze e si è avvalso di un questionario distribuito a 1800 persone e di 50 interviste nelle tre città di Zurigo, Berna e Losanna. Il secondo si è concentrato intorno agli effetti sul giardiniere, come svago e benessere e ha coinvolto 100 orti famigliari e 200 giardini privati nella città di Zurigo attraverso un questionario. Il terzo e quarto sottoprogetto, di natura biologica, sono stati svolti a Zurigo e hanno preso in esame gli effetti sulla qualità del suolo, sulla biodiversità e su importanti servizi ecosistemici, come la decomposizione della materia organica e l’impollinazione. 

Le risposte al primo questionario, in ordine d’importanza da 1 a 5, hanno permesso di chiarire le motivazioni e il modo d’agire dei giardinieri. La motivazione più forte (media 4,5) è «stare all’aria aperta», seguita da «vivere la bellezza della natura» (media 4,41). Una buona metà dei giardinieri rinuncia all’uso di pesticidi e non pochi creano piccole strutture come mucchi di rami, prati fioriti, nidi per api selvatiche e muretti a secco. Per molti, come si evince dai risultati del secondo sottoprogetto, lo stare in giardino è un’importante fonte di benessere. Anche la biodiversità è correlata con il ristoro ma per oltre il 15% il giardino è spesso fonte di stress. 

Lo «stress da giardino» è più diffuso nei giardini privati che non in quelli famigliari, questi ultimi vissuti più quale libera scelta che non come obbligo. Nei due progetti ecologici, suolo e biodiversità, si sono analizzati a fondo 42 orti famigliari e 43 giardini privati nella città di Zurigo. I risultati sono molto interessanti e anche sorprendenti. Nel terzo sottoprogetto, attraverso prelievi di suolo, si sono cercate risposte a questioni come i fattori che influiscono sulla qualità del suolo e la sua capacità di decomposizione. Sono stati misurati ben 44 indicatori fisici, chimici e biologici e si è indagato l’influsso della fauna del suolo. I suoli sono risultati di buona qualità, ricchi di humus e con elevata presenza di lombrichi. 

Il tipo di gestione influisce sulla qualità del suolo: con una coltivazione biologica aumenta il tenore di humus. Eventuali metalli pesanti non derivano dalla cura dell’orto ma dal traffico e dalle industrie, spesso residui del passato. La varietà di piante favorisce la biodiversità degli invertebrati e l’attività dei microorganismi. Il quarto sottoprogetto, dedicato alla biodiversità e ai servizi ecosistemici, appare quello più complesso, articolato e ricco di risultati affascinanti. 

Ad esempio, il campionamento degli invertebrati ha raccolto durante 13 settimane con due tipi di apposite trappole oltre 150mila animaletti di 1110 specie diverse, 12 nuove per la Svizzera. Si tratta di una delle serie di dati più grandi al mondo per la biodiversità di invertebrati nei giardini. Come non bastasse, sono state individuate in media 119 diverse piante per ogni giardino, fra coltivate e spontanee. In due ulteriori lavori sul campo sono stati analizzati gli impollinatori e il controllo dei parassiti da parte degli uccelli e dei coleotteri carnivori. 

Dal progetto «BetterGardens» traspare, oltre all’elevata biodiversità urbana, il valore sociale ed ecologico dei giardini di città, meritevoli di sostegno e protezione. Ne scaturisce anche la necessità di coinvolgere sempre più persone a gestire il loro giardino in modo biodiverso. Nel nostro Cantone non mancano le occasioni. Già in passato uno studio aveva analizzato le preferenze e l’uso del verde urbano nei giardini privati del Bellinzonese. Pure da noi la biodiversità in città è un tema attuale, sia negli spazi privati sia pubblici. Anche per questo, tre ricercatori di «BetterGardens», i biologi Marco Moretti e David Frey, insieme al sociologo Christopher Young, presenteranno il progetto e i suoi risultati il 29 settembre a Lugano, presso il Museo cantonale di storia naturale.  

.hausformat | Webdesign, TYPO3, 3D Animation, Video, Game, Print