I limiti della nuova legge:

Gli abbattimenti degli individui problematici sono già possibili. La nuova legge, invece, consente l'abbattimento degli individui ancor prima che provochino danni, permettendo agli allevatori di non proteggersi. Ma questo potrebbe sortire l'effetto opposto. Infatti, l'abbattimento preventivo di individui di un branco che si reputa a priori pericoloso, ma che invece non ha mai causato danni, potrebbe trasformarsi in un boomerang. Un branco che non si ciba di animali da reddito difende il proprio territorio anche da altri lupi, che invece potrebbero avere comportamenti problematici. Come si può determinare se un individuo è problematico a priori? In un territorio dove si arriva a stento ad abbattere la quota prevista di cervi e cinghiali, come si può prevedere che i lupi siano così numerosi da mettere in pericolo l'equilibrio tra le specie?

La nuova legge non risolve il problema economico degli allevatori; la situazione non è rosea e si protrae ormai da molti anni. Andrebbero ridiscussi i sussidi per gli allevatori non solo per la perdita di animali causata da attacchi di predatori, ma anche quali primi gestori del paesaggio e  per la protezione delle greggi (recinzioni, cani da pastore,...). La protezione delle greggi dovrebbe avvenire in ogni caso, infatti la natura non conosce confini e individui di lupo potranno sempre arrivare dalle nazioni limitrofe che ospitano popolazioni più numerose.

Infine, la nuova legge non prevede un aumento dei monitoraggi.

Cosa sarebbe necessario invece fare

Nell'ambito della coesistenza tra lupo e allevamento, in sintesi, sarebbe necessario il controllo dei capi problematici, parallelamente a migliori aiuti ai contadini di montagna così da tutelare le greggi e l'economia alpestre.

Inoltre, anche il nostro comportamento nei confronti del lupo gioca un ruolo. Non avvicinare i lupi, non lasciare cibo alla loro portata per far sì che non si abituino all'uomo e ci evitino. In questo modo la convivenza è possibile!