Inverni sempre più miti e con meno neve
20. novembre 2020
Fonte ATS, elaborata da Davide Milo, Tio, 19 novembre 2020
Gli inverni stanno diventando più miti a tutte le quote, un trend che molto probabilmente continuerà anche in futuro. Ad arrivare a questa conclusione è una ricerca realizzata in Svizzera, Germania e Austria, secondo cui, inoltre, la neve, perlomeno in pianura, è destinata a essere sempre più una rarità.
Alle quote più alte invece le precipitazioni nevose non dovrebbero mancare nel corso nei prossimi decenni, assicura lo studio, pubblicato oggi e condotto da MeteoSvizzera, dal Servizio meteorologico tedesco e dall'Istituto centrale di meteorologia e geodinamica austriaco. Questo perché, sebbene il continuo aumento delle temperature sia evidente in ogni stagione, in altitudine, ovvero oltre i 1500-2000 metri, fa ancora abbastanza freddo per nevicare.
Negli ultimi 150 anni, precisa in una nota MeteoSvizzera, l'isoterma di zero gradi in inverno nelle Alpi elvetiche è aumentato di circa 600 metri, fino a situarsi ai giorni nostri attorno ai 900 metri sopra il livello del mare. Sull'Altipiano, il numero di giorni con neve al suolo è calato del 25-35 % negli scorsi 90 anni, con il crollo principale verificatosi alla fine degli anni '80.
In Svizzera l'inverno 2019/20 è risultato il più caldo sia su scala nazionale dall'inizio delle misurazioni nel 1864, sia per le stazioni di Basilea e Ginevra, attive da più di 260 anni, e per quella del Gran San Bernardo, la cui serie storica è lunga oltre 200 anni. Il secondo più mite è stato quello del 2006/07, il terzo quello del 2015/16. Senza sorprese, in linea di principio i dati coincidono con quelli di Germania e Austria.
Tutto lascia pensare che queste tendenze si confermeranno anche nei prossimi decenni. Tuttavia, l'entità dei cambiamenti resta da valutare e le possibilità di invertire la rotta rimangono intatte. Per esempio, adottando misure di ampia portata per ridurre i gas serra, come previsto dall'Accordo di Parigi, il riscaldamento potrebbe essere notevolmente ridotto, osservano gli autori dello studio.