Il lockdown è finito, ma il cielo resta (ancora) blu
08. luglio 2020
di Stefano Pianca, Tio
È stata la consolazione, non tanto magra, di quando si stava peggio. Con la riduzione delle attività umane nei mesi funestati dal Covid-19 la qualità dell’aria è nettamente migliorata. A inizio maggio lo stesso Dipartimento del territorio informava della forte diminuzione dell’inquinamento fonico e atmosferico. Anche nei due mesi di maggio e giugno, quelli dei progressivi allentamenti e della ripresa, l’Osservatorio ambientale della Svizzera italiana (Oasi) del Dipartimento del territorio ha continuato (e continua) a mostrare sul proprio sito una comparazione con gli anni 2015-19 in quattro ambiti: aria, meteo, rumore e traffico.
I benefici continuano
Sebbene l’analisi dei dati sia ancora in corso, e prenderà ancora del tempo, si può già oggi rilevare che alcuni benefici del lockdown sull’ambiente persistono nonostante le strade siano tornate, quasi, intasate come prima. «Gli effetti benefici si sono visti e si vedono. In alcuni ambiti si è tornati alla situazione precedente la pandemia nel momento stesso della ripresa delle attività, ma in altri, ad esempio quello della qualità dell’aria, i miglioramenti si osservano ancora ora» afferma Marco Andretta, capo dell’Ufficio del monitoraggio ambientale.
L’aria è più chiara
Non è solo una percezione soggettiva, ma lo conferma l’irraggiamento globale che nel confronto sui cinque anni precedenti si inserisce nel solco della media più elevata. Certo non bisogna lasciarsi trarre in inganno dai bruschi crolli della curva, imputabili però alle giornate piovose che a maggio e giugno non sono mancate. «In generale è calato lo “smog”, cioè tutto il miscuglio di inquinanti di solito presenti in atmosfera».
L'impatto del traffico
L’aria non è quindi solo più permeabile alla luce del sole, ma anche più pulita. Assai confortante, in tal senso, la concentrazione di diossido di azoto (NO2). L’inquinante, che più è relazionato con le emissioni dei motori e degli impianti a combustione, continua ancora oggi a viaggiare sotto i valori più bassi misurati negli ultimi cinque anni. Non si avverte cioè ancora l’impatto della ripresa del traffico che di fatto è già avvenuta, dal momento che il volume di passaggi sull’autostrada, da metà giugno, è tornato sopra i 20mila veicoli al giorno (era sceso anche sotto i 5mila tra marzo e aprile). Scontato invece il nesso diretto e immediato per quanto concerne il rumore. Già da giugno presso le stazioni di rilevamento di Camignolo e Moleno, poste accanto all’autostrada, si registrano decibel su livelli precedenti la pandemia. Il rumore del traffico è ripreso e con esso anche le consuete lamentele.
Il contributo "local"
«Più complessa è la valutazione dell’impatto sulle concentrazioni degli inquinanti atmosferici, che si trasformano di continuo tramite reazioni chimiche e vengono influenzate anche dalla meteo. Le dinamiche sono più ampie e si muovono anche su scale e su tempi più lunghi». Non vanno tuttavia banalizzati gli impatti positivi, anche su vasta scala. «La qualità dell'aria è migliorata e un grande contributo è dovuto alla diminuzione delle emissioni a livello locale. Non vanno però dimenticati anche gli effetti benefici legati alle zone oltre confine, in particolare il calo delle attività nella vicina Lombardia, oltre che ai cali registrati a livello europeo» osserva Michele Fasciana, dallo scorso 1. giugno nuovo capo dell’Ufficio dell'aria, del clima e delle energie rinnovabili (UACER).
L'insegnamento
Il finale della storia è meno allegro, ma regala comunque un orizzonte di speranza. «In questo periodo in molti hanno inoltre avuto modo di sperimentare il telelavoro, che contribuisce alla diminuzione del traffico pendolare. Alla fine purtroppo l’impatto dell’inquinamento dell’aria sarà comunque destinato a ritornare verso le medie ormai conosciute, seguendo in ogni caso il trend di miglioramento riscontrato negli ultimi anni. L’auspicio rimane quello di trarre i giusti insegnamenti da questa esperienza» conclude il capo dell’UACER.