Fukushima, 5 anni dopo è ancora l’inferno
11. marzo 2016
(Rinnovabili.it) - Nemmeno il robot ce l’ha fatta. È “morto” dentro il reattore principale carico di radioattività. Il gigantesco muro di ghiaccio, che dovrebbe interrompere la contaminazione del mare, non sarà attivato prima di qualche mese. Cinque anni dopo, Fukushima non ha risolto nessuno dei problemi causati dalla catastrofe, innescata, l’11 marzo del 2011, da uno dei peggiori terremoti della storia. Il sisma (9 gradi Richter) ha provocato uno tsunami alto 10 metri, il cui impatto devastante ha danneggiato la rete elettrica e mandato in blackout il sistema di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Quasi 19 mila persone sono rimaste uccise o scomparse, 160 mila hanno abbandonato le loro case e 100 mila di esse non hanno ancora fatto ritorno.Radiazioni mortali
Oggi, la radiazione presso l’impianto di Fukushima è ancora 35 volte superiore ai limiti annui, così potente che è impossibile entrare nelle sue viscere per trovare e rimuovere le pericolosissime pozze di combustibile fuso. Il gestore dell’impianto, la Tokyo Electric Power Co (Tepco), ha fatto qualche progresso, rimuovendo centinaia di barre di combustibile esaurito da un solo edificio danneggiato. Ma la tecnologia necessaria per stabilire la posizione delle barre negli altri tre reattori della centrale non è stata sviluppata.
«È estremamente difficile accedere all’interno della centrale nucleare – ammette Naohiro Masuda, capo delle operazioni di decommissioning – Il più grande ostacolo sono le radiazioni».
Il combustibile fuso trafilato dalle vasche di contenimento è finito nei reattori, ma nessuno sa esattamente dove si trovi adesso. Questa parte dell’impianto è troppo pericolosa per gli esseri umani. Così Tepco ha sviluppato un robot capace di nuotare sott’acqua e superare ostacoli nei tunnel danneggiati, per cercare i segni della contaminazione. Tuttavia, dopo soli 10 metri percorsi in 3 ore, ha smesso di mandare immagini e dati alla base. Nel breve periodo in cui è rimasto acceso, ha captato livelli di radioattività pari a 9,7 sieverts l’ora. Una quantità sufficiente a uccidere un essere umano in 60 minuti.
Acqua contaminata
Nonostante questo, Tepco sostiene che le condizioni presso la centrale di Fukushima siano migliorate notevolmente. I livelli di radiazioni, in molti punti del sito, sono ora pari a quelli di Tokyo. Più di 8 mila lavoratori operano presso l’impianto, per rimuovere detriti, costruire serbatoi, posare tubazioni e smontare parti della centrale. Gran parte del lavoro risiede nel pompaggio costante dell’acqua di un torrente nei reattori distrutti e altamente irradiati, per raffreddarli. L’acqua contaminata viene poi pompata fuori dall’impianto e stoccata in serbatoi che continuano ad aumentare intorno a Fukushima. In attesa di avere un’idea migliore, sembra che costruire vasche, riempirle e sigillarle una dopo l’altra sia l’unica cosa ragionevole da fare. Peccato che più di una volta le perdite abbiano inquinato l’oceano.
Per mettere in sicurezza l’impianto, le stime dicono che serviranno 30-40 anni. Ma fino a quando l’azienda individua le barre di combustibile, non sarà in grado di valutare i progressi compiuti e costi finali, secondo gli esperti.
Un muro di ghiaccio per Fukushima
L’altra operazione per cui Tepco ha impiegato molte energie e denaro è la costruzione della più grande parete di ghiaccio del mondo, con il compito di impedire ai torrenti sotterranei di raggiungere l’edificio. Sono stati piantati nel terreno oltre 1.500 tubi alla profondità di circa 30 metri. La “palizzata” sotterranea circonderà i reattori danneggiati, poi all’interno dei tubi verrà fatto passare una soluzione salina a -30 °C, che congelerà il terreno tutto intorno. In questo modo, si dovrebbe creare una barriera ghiacciata. L’obiettivo è azionare il sistema entro la fine dell’anno, per evitare l’accumulo di altra acqua radioattiva nei sotterranei dei reattori, acqua che poi si fa strada attraverso il sistema di drenaggio e si riversa nell’Oceano Pacifico con conseguenze devastanti.
Gli impatti ambientali
Il disastro nucleare di Fukushima avrà effetti per secoli su foreste, fiumi ed estuari. Lo si può leggere in “Radiation reloaded”, il nuovo rapporto diffuso da Greenpeace. Secondo l’organizzazione, gli elementi radioattivi sono stati assorbiti da piante e animali, entrati nelle catene alimentari e trascinati a valle verso l’Oceano da tifoni, inondazioni e dallo scioglimento delle nevi.
Il report è costruito mettendo insieme analisi indipendenti effettuate nelle zone colpite dal cataclisma. Gli impatti ambientali evidenziati consistono in:
– Elevate concentrazioni di radioelementi riscontrate nelle foglie e, almeno nel caso del cedro, anche nel polline;
– Aumento delle mutazioni nella crescita degli abeti coerente con l’aumento dei livelli di radioattività;
– Mutazioni ereditarie riscontrate nelle farfalle, DNA danneggiato nei vermi delle zone altamente contaminate e riduzione della fertilità nella rondine comune;
– Diminuzione della popolazione di 57 specie di uccelli nelle aree a maggiore contaminazione;
– Elevati livelli di contaminazione da cesio riscontrati nei pesci d’acqua dolce
– Contaminazione radiologica degli estuari, che rappresentano uno degli ecosistemi più importanti.
E dire che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA), nel 2015 ha dichiarato di non aver riscontrato «effetti diretti delle radiazioni indotte nelle piante e negli animali». Sulla stessa linea i dirigenti della Tepco, che hanno tentato di insabbiare le loro responsabilità nel disastro. Qualche giorno fa sono stati rinviati a giudizio.
C’è del marcio in Danimarca, scriveva Shakespeare. Fosse ancora vivo, l’avrebbe trovato anche in Giappone.
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