Enormi vantaggi dall'uscita dal nucleare

08. agosto 2016

Con la presentazione della Opel Beznau del 1969, è stata lanciata oggi la campagna in vista del 27 novembre

Il comitato “Sì all’uscita dal nucleare” ha lanciato questa mattina a Locarno, a margine del Festival del Film, la prima parte della campagna in vista della votazione del 27 novembre, presentando la “Opel Beznau”, un modello messo in circolazione nel 1969, e simbolo della campagna per l'uscita graduale dal nucleare.

Dopo il saluto e l’introduzione di Simona Arrigoni, Matteo Buzzi ha illustrato il parallelo tra la Opel e la centrale nucleare di Beznau, anch’essa messa in esercizio nel 1969 e che il gestore vorrebbe mettere nuovamente in funzione dopo un anno di arresto per motivi di sicurezza.

"Sono ormai passati più di 46 anni e la tecnologia di cui l'Opel dispone risulta obsoleta: un motore semplicistico, niente poggiatesta, nessun AIRBAG e chiaramente nessun sistema di frenata ABS. Per fortuna modelli simili normalmente si trovano solo nel Museo dei Trasporti di Lucerna. Mantenere in funzione questa centrale è come guidare la Opel senza freni e sistemi di sicurezza”.

Il comitato ritiene Beznau una struttura datata con degli standard di sicurezza che, nonostante ci siano stati alcuni lavori di rinnovo, si basano sulle conoscenze della tecnica nucleare degli anni sessanta.

"Essa è a tutti gli effetti la centrale nucleare più vecchia al mondo - si legge nel comunicato diramato oggi - Con questo pezzo da museo la Svizzera è confrontata ad un rischio inaccettabile e ha quindi un enorme problema di sicurezza. La chiusura pianificata di queste centrali obsolete è quindi necessaria".

Per Francesco Maggi l’uscita dal nucleare valorizzerà l’idroelettrico ticinese, sotto pressione a causa della sovrabbondanza di "corrente sporca" nucleare e prodotta con il carbone e i relativi prezzi bassi della corrente sul mercato. Secondo Maggi l’uscita dal nucleare appare oggi come oggi l’unica via percorribile per salvaguardare la sostenibilità economica del settore idroelettrico e per conferire allo stesso un nuovo ruolo strategico di regolazione della rete elettrica in un mercato sempre più dominato dal nuovo rinnovabile (solare ed eolico).

Massimo Mobiglia ha infine evidenziato gli enormi vantaggi economici di un’uscita dal nucleare. Gli investimenti connessi si ripercuoterebbero positivamente in nuove commesse per le aziende del settore nella Svizzera italiana e nella creazione di molti nuovi posti di lavoro qualificati, ad esempio nell’istallazione di impianti fotovoltaici, solari termici e nell’efficienza energetica.

Il comitato ritiene che un'uscita dal nucleare gioverebbe anche al mercato del lavoro svizzero. "L’uso delle centrali nucleari in Svizzera crea pochi posti di lavoro: per reattore lavorano circa 400 dipendenti, che corrisponde a circa 2000 posti di lavoro in tutto in Svizzera posizionati principalmente nell’Altipiano elvetico dove si trovano le centrali nucleari". 

"Il settore economico delle energie rinnovabili in Germania ha sostituto negli ultimi anni 27 centrali nucleari della grandezza di Mühleberg e ha così generato 300'000 posti di lavoro. Oggigiorno sono attivi nel settore delle energie rinnovabili 22'300 persone (calcolati in posti a tempo pieno equivalenti); questo corrisponde ad uno 0.6% di occupazione in Svizzera". 

Qui l'articolo originale di ticinonews.ch

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