Buone nuove per il panda, non per le grandi scimmie

05. settembre 2016

Fino a ieri era “Endangered”, (minacciato), oggi è “Vulnerable”. Il panda gigante è stato cioè declassato da una categoria di minaccia maggiore ad una minore da parte dell’IUCN (Unione mondiale per la Conservazione della natura, l’organizzazione internazionale che, per conto delle Nazioni Unite, gestisce la cosidetta Red List, la Lista Rossa, delle specie minacciate di estinzione al mondo)

L’annuncio è stato fatto nel corso del World Conservation Congress dell’IUCN che ha luogo dal 1 al 10 settembre  a Honolulu nelle Hawaii.
Nell’aggiornamento della  Lista rossa infatti, che ora include l’analisi di 82.954 specie viventi delle quali 23.928 risultano minacciate di estinzione, si sottolinea come la popolazione del panda ha registrato  una crescita del 17% nella decade che si è chiusa nel 2014, quando un censimento promosso dal governo cinese ha stabilito la presenza di 1.864 panda giganti in natura nelle foreste della Cina. Una buona notizia che dimostra come l’approccio integrato alla conservazione permetta di ottenere grandi risultati. “Per oltre 50 anni il panda è stata l’icona globale delle specie in estinzione e il simbolo del WWF – sottolinea Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF Internazionale - . Sapere che oggi il panda è un gradino più lontano dall’estinzione è, per chi come noi è impegnato ogni giorno nella conservazione attiva, una notizia straordinaria. Questo risultato dimostra che quando scienza e politica lavorano insieme, coinvolgendo le comunità locali, si possono ottenere risultati eccezionali nella conservazione delle biodiversità”.
Il logo del panda fu disegnato nel 1961 dal naturalista e disegnatore inglese, sir Peter Scott. Vent’anni dopo, il WWF ha iniziato, prima organizzazione, a lavorare in Cina per la conservazione del panda, in collaborazione con il governo per promuovere l’istituzione delle riserve nelle zone ancora abitate dal famoso orsetto bianco e nero. Da allora, il WWF si è quindi impegnato nello sviluppo di un network integrato di riserve naturali e nella creazione di corridoi naturali che consentano il collegamento tra le popolazioni isolate del panda. Questi sforzi hanno visto il numero di riserve del panda salire a 67, che ora proteggono quasi i due terzi della popolazione ancora presente di  panda selvatici, e hanno contribuito a salvaguardare ampie fasce di foresta di bambù di montagna. Queste foreste, oltre a essere fonte di alimentazione del panda ospitano innumerevoli altre specie e forniscono servizi naturali, come, ad esempio, lo stesso approvvigionamento idrico, per decine di milioni di persone che vivono lungo le valli dei fiumi.
Ma  le cattive notizie nella Red List purtroppo non mancano: quattro specie di grandi scimmie su sei sono ora in pericolo di estinzione: il gorilla orientale (Gorilla beringei, Eastern Gorilla) che consta di due sottospecie, ha subìto un declino del 70% in vent’anni ed è passato da Endangered a Critically endangered: le due sottospecie in cui viene distinto sono il Gorilla di Grauer  (G. b. graueri), e il gorilla di montagna (G.b. graueri), che conta appena 880 individui. Anche il gorilla occidentale, l’orango del Borneo e quello di Sumatra sono Critically endangered, vicine purtroppo all’estinzione, minacciate dal bracconaggio e della distruzione dell’habitat. Non se la passano bene nemmeno lo  scimpanzé e il bonobo  detto anche scimpanzè pigmeo, classificati come Endangered. Nel corso del congresso è stata lanciata l’iniziativa sulle Key Biodiversity Areas in cui il WWF è parte integrante. 

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